I giovani e le politiche comunitarie, l'impegno e la partecipazione attiva. Intervista all’On. Erminia Mazzoni

di Andrea Pellegrino - Katia Tulipano

Attuale Presidente della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo, l’On. Erminia Mazzoni lo scorso 8 luglio ha partecipato ai lavori dell’”XV Meeting Annuale dei Volontari Amesci” svoltosi a Napoli. L’On. Mazzoni - già parlamentare italiana, consigliere provinciale a Benevento e regionale campano - è da sempre molto attenta al tema della partecipazione e dei diritti di cittadinanza soprattutto dei più giovani. (Katia Tulipano ed Andrea Pellegrino)

mazzoni_borrelli Secondo Lei, quali azioni dovrebbero adottare gli Stati membri dell’UE per allargare gli spazi di partecipazione giovanile?
I giovani sono riconosciuti, a livello europeo, come una delle risorse principali. L'Unione europea, in tale ottica, introduce in tutte le sue azioni specifiche finestre dedicate alle nuove generazioni. Si pensi agli strumenti per la promozione di scambi culturali e professionali, come l'Erasmus, e quelli per l'accelerazione del processo di armonizzazione dei sistemi formativi e universitari, che vanno dal programma Youth on the Move a agli European Study Days. Il Parlamento europeo, registrando la crisi generale dei valori nelle società contemporanee, sta spingendo su network, comunicazione e informazione per diffondere la cultura del ruolo attivo dei giovani nella costruzione del proprio percorso di vita e, allo stesso tempo, rilanciare il lavoro anche come mezzo di crescita individuale e di integrazione sociale.

In   base alla sua conoscenza della dimensione europea, come giudica lo stato della partecipazione giovanile in Italia?
Qualitativamente molto elevata, quantitativamente non altrettanto. Mi spiego. I giovani italiani non hanno percentualmente un alto livello di impegno, rispetto ai numeri registrati da altri paesi europei; quando, però, si mettono in gioco riescono a distinguersi.

L'Italia, al netto di alcune eccezioni, esprime una classe dirigente relativamente vecchia rispetto agli altri paesi europei. Da cosa crede dipenda questo dato?
Penso da sempre che il nostro paese abbia confuso due valori fondamentali, storia e famiglia, interpretandoli nel senso della più bieca conservazione. Adagiati sugli allori di una grande tradizione abbiamo preso l'abitudine di camminare con lo sguardo rivolto indietro e oggi ci rendiamo conto che siamo in grande svantaggio rispetto alla sfida del futuro e finanche del presente. La nostra politica e' stata tutta protesa a conservare in senso lato e non a investire. La famiglia e' rimasta quel nucleo chiuso espressione della società patriarcale, mentre dovrebbe evolversi nella dimensione di cellula base del complesso sistema sociale, con il quale deve vivere in continua osmosi, interagendo attraverso tutti i suoi componenti con l' esterno.

Oggi, la pressione e' tale che si iniziano a vedere i primi segnali di cambiamento nelle imprese e nelle università. Mi auguro che le istituzioni si adeguino!

Cittadini 2.0 - Giovani che costruiscono il cambiamento. Cosa pensa del progetto? Crede che sia un valido strumento per mettere i giovani al centro dei processi di partecipazione?
E' una stimolante piattaforma per coinvolgere i giovani. Il percorso del confronto per promuovere la consapevolezza e dell'azione per misurarsi con le proprie capacità è di grande pregio. Iniziative come questa devono essere però vissute come punto di partenza e soprattutto come strumento per definire gli obiettivi sui quali puntare per costruire insieme un cambiamento sano, fatto di innesti virtuosi tra nuove energie e vecchie "saggezza".