Marco: Da giovane imprenditore ad operatore museale. Si rompe un tubo? La casa diventa museo

di Paola Pepe

Da Lecce ascoltiamo la singolare storia del Museo Archeologico Faggiano e di una scoperta casuale che cambia la vita. Ecco come un’abitazione privata si trasforma in un viaggio nella millenaria storia del Salento. (Paola Pepe)

MuseoFaggiano2 Incontriamo Marco, giovane proprietario insieme alla famiglia, di un prezioso gioiello situato nel cuore del centro storico leccese. A pochi passi dalle meraviglie barocche che la città offre, nella casa-museo si possono ammirare più di 2000 anni di storia. Un tempo antico convento di suore chiuso fra il XVI e il XVII secolo, l’edificio ha restituito durante gli scavi, reperti messapici del V sec. a.C., vasche, tombe, cisterne, resti di strutture murarie, antichi camminamenti e un pozzo profondo 10 metri dal quale si può vedere l'acqua del fiume Idume.

Marco, ci racconti, in breve, la storia del museo? Come si struttura?
La storia del museo ha dell’incredibile. Tutto è nato più o meno nel 2001 quando io e mio fratello abbiamo deciso di aprire un pub in una casa di nostra proprietà nel centro storico. Durante i lavori per la sostituzione del tubo centrale della fogna di casa, ci siamo ritrovati a dover eseguire degli scavi archeologici. I lavori di recupero sono andati avanti per diversi anni, completamente autofinanziati. Ho eseguito anche i lavori manuali in prima persona, con la supervisione quotidiana della Soprintendenza Archeologica di Taranto. Gli scavi hanno restituito la stratigrafia della città di Lecce con il livello messapico, romano, testimonianze medievali e rinascimentali e un numero incredibile di ceramiche e reperti. Sono venuti alla luce camminamenti sotterranei, tombe, cisterne, silos e tanto altro in un percorso che si snoda da sotto terra fino al terrazzo, dove si può ammirare persino una torretta d’avvistamento medievale che permette di guardare al di là di Porta San Biagio, una delle tre porte di accesso al nucleo antico di Lecce. Il museo è strutturato in altezza su quattro livelli differenti e le scale consentono di scendere fino ai livelli sottostrada, potendo ammirare per la prima volta, anche, una Lecce sotterranea.

Alla fine della storia, io e i miei fratelli il pub non l’abbiamo aperto più. 

Da potenziale imprenditore ad operatore museale: che prospettive ci sono per un giovane che gestisce una realtà come questa?
Le prospettive non sono rosee. Il museo è finanziato in tutto e per tutto dalla mia famiglia, quindi posso lasciarvi intuire i notevoli sforzi e le difficoltà nell’andare avanti. Qui a Lecce, un ragazzo laureato in Conservazione dei Beni Culturali dovrebbe trovare facilmente un posto di lavoro, visto che i nostri antenati sono stati così gentili nel lasciarci un patrimonio incredibile. Eppure, paradossalmente, si fa fatica a fare anche un passo e il risultato è la fossilizzazione del sistema. 

Marco_FaggianoIl Museo è un edificio storico-archeologico privato. Parlando di turismo, la valorizzazione del territorio passa anche attraverso un’adeguata politica culturale verso le realtà più piccole. Come collaborano gli enti pubblici all’immagine e alla sopravvivenza del Museo?
Stendiamo un velo pietoso. Negli anni scorsi, mentre mi trovavo a fare gli scavi con i miei fratelli, pensavo che la fatica e il sudore sarebbero stati ripagati. Una volta aperto il museo abbiamo iniziato a fare i conti con la cosa pubblica e ho rimpianto la fatica degli scavi perchè non era nulla a confronto dei muri che ci siamo trovati davanti. Tutte le nostre risorse economiche sono state impiegate per la realizzazione del museo, non avendo e non chiedendo mai alcun contributo. Una volta aperto, abbiamo chiesto agli enti preposti solo l’inserimento in cartine e circuiti turistici, insomma di fare il loro lavoro o meglio quello che pensavamo lo fosse. Niente e niente. Devo dire grazie al passaparola e agli amici che si adoperano ogni giorno per far conoscere questa strana scoperta a Lecce. Non li ringrazierò mai abbastanza.

Quali sono i rapporti con la Sovrintendenza?
I rapporti, nonostante tutto quello che è successo e che abbiamo passato, sono abbastanza buoni. Ho ottimi ricordi degli archeologi che venivano a supervisionare gli scavi e collaboravano con noi: ancora oggi capita di incontrarci e ricordare l’avventura. Cosa diversa invece è l’istituzione Soprintendenza che credo debba essere rivista, magari con un ridimensionamento del potere con cui opera. 

La trasmissione della memoria passa attraverso i musei, che sono i luoghi per eccellenza, deputati a mantenerla viva. Quale ruolo assolve, dal punto di vista sociale e culturale, il museo Faggiano in ambito territoriale? E ancora, pensi abbia un ritorno economico per il territorio?
Visitare il museo Faggiano comporta un viaggio a ritroso nel tempo, si è avvolti da un mantello di secoli che si accavallano. L’apertura del museo è stata voluta dalla mia famiglia, anche per una questione d’orgoglio, per vedere se, pian piano, cambia qualcosa. Oggi si ha la fretta e la voglia sempre di chiudere tutto ma se nel ‘900 Cosimo De Giorgi non avesse recuperato l’anfiteatro, oggi i turisti non avrebbero avuto molto da vedere oltre alle belle chiese. E’ capitato che qualche turista sia venuto a Lecce di proposito per visitare il nostro museo, grazie al solito passaparola. Certo è ancora poco ma pubblicizzare esperienze del genere aggiunge sicuramente valore alla nostra città. 

MuseoFaggiano1Qual è il rapporto con il mondo universitario?
Con l’Università, purtroppo, non c’è mai stata occasione di incontro. Certo a livello individuale capita di collaborare coi docenti, perchè spesso organizziamo manifestazioni e incontri. Ma nasce e muore tutto così. Non dimentichiamo che a Lecce c’è il corso di laurea in Beni Archeologici e spesso vengono neolaureati a chiedere di poter fare un’esperienza nel museo: come sempre però, mi ritrovo solo, con tanti curricula in una cartellina sperando che qualcosa, in futuro, cambi.

Un’ultima curiosità. In un’epoca in cui tutto è sovraesposizione mediatica e la comunicazione viaggia alla velocità di Internet, fra scandali e corruzione, secondo te, il visitatore medio vede più volentieri un reality show o un museo archeologico?
La risposta mi sembra quasi scontata: la tv, internet e lo stesso cinema, ci hanno abituato al movimento e alla velocità, in un certo senso sembra strano dover rallentare il ritmo per osservare un museo. E’ vero, il museo Faggiano è un museo archeologico ma offre anche un percorso abbastanza strano, un viaggio nel vero senso della parola. E penso che viaggiare piaccia un po’ a tutti: ho visto visitare il museo da persone che mai avrei pensato di vedere. Quindi, mai dire mai nella vita.  

Storie come questa sono la prova evidente dell’esistenza di un sud energico, orgoglioso, produttivo che, nonostante tutto, si rimbocca la maniche e lavora. Una giovane generazione di meridionali che non vuole più scappare e magari, dopo aver girato il mondo, vuole tornare a casa e costruire. Non sono sognatori, missionari o idealisti, ma gente pratica che si dà da fare, che crede che con passione e ostinazione, persino a Sud, chi vuole e persevera, qualcosa riesce a conquistare.

Sono davvero tanti i giovani, forse non ancora abbastanza è vero, che hanno smesso di vivere all’ombra di un’immagine stereotipata di Sud arretrato. E altrettanti sono quelli che non stanno più a guardare una classe politica incapace ma cercano la bonifica sociale; non s’aspettano aiuti dall’alto ma accettano la provocatoria sollecitazione a dimostrare di cosa il nostro sud é capace.