La Commissione Europea e l’occupazione giovanile: quali azioni?

di Lorenzo Quilici

Il Presidente della Commissione europea Barroso ha inteso avviare una più stretta collaborazione con gli Stati membri particolarmente colpiti dalla disoccupazione giovanile, in vista della presentazione dei piani nazionali di riforma. (Lorenzo Quilici)

bandiera_europa Il 30 gennaio scorso il Consiglio Europeo ha emanato la Dichiarazione in materia di crescita ed occupazione per fornire orientamenti affinché l’Unione Europea riesca ad uscire dalla crisi economica. Una delle priorità che è stata presa in considerazione è la necessità di stimolare l’occupazione giovanile attraverso una serie di azioni strategiche. In primis, intensificare gli sforzi per promuovere la prima esperienza lavorativa dei giovani e la loro partecipazione al mercato del lavoro; in secondo luogo accrescere in maniera sostanziale il numero degli apprendistati per far sì che essi creino opportunità reali per la gioventù, in cooperazione con le parti sociali e, dove possibile, integrati nei programmi di istruzione.

In linea con tale Dichiarazione, Barroso propone ai governi di otto nazioni, tra cui l’Italia, la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda, di nominare una persona di contatto nazionale con cui avviare la costituzione di "action team" composti, a livello tecnico, da rappresentati delle autorità nazionali competenti per i fondi strutturali, l'occupazione e l'istruzione.

Sull’argomento abbiamo chiesto il parere dell’europarlamentare Carlo Fidanza, classe 1976, uno dei più giovani membri italiani del Parlamento di Strasburgo. «Un "action team" che supporti i paesi Ue con i tassi più alti di disoccupazione giovanile può certamente essere utile - spiega l’onorevole Fidanza – poiché in una situazione di crisi come quella attuale, affrontare il dramma della disoccupazione giovanile non diverge molto dal problema disoccupazione in termini generali».

Per combattere la disoccupazione giovanile è necessario varare «provvedimenti per la crescita, con un occhio particolare alle PMI e a settori che possono offrire posti di lavoro come quello delle infrastrutture e del turismo recuperando inoltre - prosegue Fidanza - il valore di alcuni "mestieri", lavori manuali quasi del tutto accantonati che invece possono rendere molto».