A Scampia 40 colpi che parlano di degrado e violenza

di Anna Laudati

Ad un ragazzino coinvolto: “Hai avuto paura di morire?” Lui: “No, perché se volevano ammazzarci ci sparavano in faccia!” (di Francesco Enrico Gentile)

secondigliano._foto_repubblicanapoli.it.jpgSembrava una chiara aggressione di camorra ma la realtà è, se possibile, anche peggiore. I cinque gambizzati di Secondigliano, di età compresa tra i 12 e i 16 anni, stando alle ricostruzioni degli inquirenti sarebbero non vittime di una vendetta trasversale dei clan, così come ipotizzato in un primo momento, ma bensì dei “puniti”. Puniti dopo una rissa tra ragazzini che si sarebbe tenuta nelle immediate vicinanze di una delle decine di centri commerciali che in questi anni hanno invaso la provincia napoletana, rendendola terra di consumi e di barbarie.

Una vicenda, quella di Secondigliano, che richiama l’atavico tema della gestione delle periferie della metropoli napoletana.

Non-luoghi, privi di spazi aggregazioni reali e sani, in cui il tempo non si vive, ma si “ammazza”, dove una rissa davanti a un centro commerciale diventa il pretesto per una azione degna del miglior clan. Ovviamente il sistema camorra non è estraneo all’accaduto: chi, se non i clan, ha armato i ragazzi? Due semi automatiche e un revolver non si trovano certo al supermercato né tantomeno al bar.

Ciò che sconvolge è l’efferatezza dell’azione, i 40 colpi sparati senza nessuna difficoltà, la fuga degna del miglior film di Tarantino. Stefania Castaldi, pubblico ministero che da anni si occupa di Scampia, lancia un grido d’allarme, parlando di “emergenza bambini di strada”. Li dipinge esposti al vento dei clan, rinchiusi in una bolla di degrado su cui esercito, repressione e polizia poco possono fare.

Diversa invece la risposta del Sindaco di Napoli che in una nota chiede la convocazione di un tavolo sulla sicurezza. Tra le prese si posizioni e gli allarmismi e i Piani di sicurezza da mettere inderogabilmente in atto, i meno sconvolti sono proprio loro i ragazzini colpiti nell’agguato.

Alla domanda “hai avuto paura di morire?”, rivolta da un giornalista de ‘Il Mattino’ al ragazzo raggiunto al piede da uno dei 40 proiettili sparati, la risposta è stata :“No perché, se volevano ucciderci ci sparavano in faccia!”

Insomma si contrappongono ancora una volta differenti impostazioni mentre nelle periferie napoletane il brodo di cultura di violenza mista a degrado cresce, rendendo sempre più complicati piani di recupero e momenti di emancipazione.