Criminali mafiosi e camorristi i nuovi Supereroi di Facebook?

di Anna Laudati

E’ giunta l’ora di insegnare la legalità nelle scuole. L’ignoranza insieme alla mancanza di memoria storica sono tra i peggior nemici della civiltà  (di Giuseppina Ascione)

facebook.jpgDa qualche giorno su Facebook, l’ormai popolarissimo social network che sta contagiando giovani e meno giovani, si succedono inviti da parte di gruppi inneggianti la Mafia, la camorra, e i suoi esponenti. Gruppi come “Fans di Provenzano” o “Riina, un uomo incompreso”, stanno diventando sempre più popolari sul sito. E’ alquanto preoccupante che ragazze e ragazzi prendano a modello personaggi di tale fama, inneggiando criminali e killer senza scrupoli.

La notizia che la mafia si è “infiltrata” anche su un mezzo popolare come Facebook ha scosso l’opinione pubblica, al punto che esponenti della politica locale napoletana quali Francesco Emilio Borrelli, assessore provinciale, e Tommaso Pellegrino, ex segretario della Commissione bicamerale antimafia, entrambi ex esponenti dell’Associazione Studenti Napoletani contro la Camorra, stanno divulgando dichiarazioni per dirsi contrari a tali gruppi. In particolare denunciano che tra gli iscritti al gruppo 'Don Raffaele Cutolo o professor e vesuvian' ci sono addirittura due persone che si definiscono docenti dell'Università Federico II e della Parthenope''. Borrelli e Pellegrino precisano di ''aver già comunicato ai rettori Trombetti e Ferrara la notizia, chiedendo di fare un controllo e verificare se è vero che due docenti universitari abbiano deciso di far parte di un gruppo che esalta il boss della camorra''.

Il 7 gennaio mattina, anche l’attuale vicepresidente dell’associazione partenopea, Gaia Trunfio, ha divulgato una nota sul social network in cui si legge: “Giriamo nelle scuole a parlare ai ragazzi di legalità, e facebook propone mafiosi e camorristi come modelli. Qualcosa si deve fare. Si può segnalare, per esempio, gruppi, pagine e profili pro mafia. Ci si può iscrivere ai gruppi che chiedono la chiusura delle pagine e dei profili che inneggiano la mafia. Non si salva il mondo ne si combattono le mafie su facebook. Ma non possiamo restare a guardare”.  Sulla stessa scia Tania Passa, giornalista di Articolo21 e promotrice di Scuola Antimafia, fonda un gruppo dall’indicativo nome “O la mafia, o noi su Facebook” che in pochi giorni ha raggiunto circa 1.400 iscritti, è la voce di quei giovani che si dicono indignati da cotanta stupidità. Nei post e nelle note dei ragazzi si legge la voglia di farsi sentire, di far capire che coloro i quali credono che Riina, Cutolo, Provenzano e gli atri siano degli esempi da seguire, sono solo una minoranza. Si chiede a più voci agli amministratori del network di non accettare e eliminare immediatamente tali gruppi e pagine. Un gruppo pro mafia, pro camorra, pro criminalità, ha lo stesso messaggio diseducativo di una fotografia pornografica.

Ma solo questo non basta.  Il fatto che i giovani abbiano bisogno di tali modelli per fare gruppo e identificarsi in un movimento, è a dir poco agghiacciante. Pensare che nessuna passione, nessun modello positivo sia riuscito ad accattivare questi ragazzi e ragazze è davvero vergognoso. Sapere che una parte, seppur limitata, della gioventù di questo paese creda davvero che quelli siano “uomini d’onore, è assolutamente avvilente ed evidenzia anche che c’è  un’ignoranza di fondo. 

Lo scorso anno Tania Passa (articolo pubblicato su SCM), ha proposto una legge che prevede l’introduzione di un’ora di legalità nelle scuole. Sarà il caso di prendere in considerazione  questa  proposta? L’ignoranza insieme alla mancanza di memoria storica sono tra i peggior nemici della civiltà.