Renato Rocco, giornalista. Le strade della cronaca nera della città partenope

di Anna Laudati
 “Ai giovani che si avvicinano a questo nostro complesso mondo suggerirei 'la strada': si fa esperienza e si prendono notizie" . Intervista a Renato Rocco che da oltre venti anni, segue la cronaca, in particolare quella nera, di Napoli e del suo hinterland. Da un anno e mezzo presidente regionale dell’Unione cronisti campana (di Anna Laudati)

 

renato_rocco.jpgE' recentissima la notizia della consegna della sala stampa nel Tribunale di Napoli ai giornalisti. Cosa rappresenta per voi l'assegnazione di questa sala, la terza in ordine di tempo? Un fatto molto importante che consentirà ai cronisti di avere una sistemazione adeguata per svolgere al meglio il proprio lavoro, attualmente e da anni, effettuato in una condizione, a dir poco, precaria.  

La cronaca a Napoli e giornalisti. Quanti siete su Napoli e quanti se ci sono, i giovani giornalisti partenopei che inseguono il mito dei grandi cronisti italiani? Negli ultimi anni, con l’apertura di televisioni, di giornali (molti di limitata tiratura), di radio, di siti web c’è stato un aumento inarrestabile di giovani che si sono avvicinati al nostro mestiere. Non mi risulta che al momento ci siano dei” miti”  da inseguire. L’importante è svolgere il nostro lavoro con impegno, con rispetto della deontologia e dell’etica necessari per essere un buon cronista.

 

Saviano e Gomorra. Cosa pensa di questo giovane cronista napoletano e della sua opera? Lo definirei un buon scrittore. Gomorra è una rivisitazione fantastica del lungo lavoro di indagine fatte dalle forze dell’ordine, coordinate dai magistrat, scritti in precedenza  da bravi cronisti di nera e di giudiziaria napoletani e casertani.  

 

Esiste un modo secondo lei, per rilanciare l'immagine della Campania nonostante il suo ruolo, come quello dei suoi colleghi, vi imponga di riportare sui  quotidiani episodi criminali dovuti alla camorra e di delinquenza? Si, certo. Sarebbe necessario che le istituzioni di questa nostra regione realizzassero cose buone per i cittadini. A quel punto i giornali sarebbero spinti a parlare anche di fatti positivi.   

 

Cosa consiglia ad un giovane che aspira a diventare un cronista? Meglio i master e l'Università o la pratica? Per chi si avvicina a questo nostro complesso mondo suggerirei la strada: si fa esperienza, si prendono notizie. I master, le scuole di giornalismo potrebbero essere un approccio valido potendo contare su tutor preparati. Ripeto, per me che vengo dalla strada, che non ho ancora abbandonato, la vera gavetta è solo, appunto, la strada; oltre alla fortuna di incontrare colleghi, con esperienza,  nelle redazioni che ti sappiano stimolare e spiegare come valutare una notizia.

 

ibertà di Stampa. "Liberi di informare, liberi di sapere". Di cosa si tratta? Di rendere noto ai cittadini quanto accade nelle loro realtà, di portare in superficie situazioni che invece potrebbero essere “sommerse” dal potere.