Giovani e crisi. Prospettive per il futuro in fumo per la generazione del "tutto e subito"

di Anna Laudati

La crisi colpisce soprattutto i giovani. Coloro che sono ancora immuni dal mercato del lavoro, “difesi” dalla famiglia, sembrano non avvertirla (di Ivana Vacca)

vignetta.palazzo_2008.jpg“Il contratto è in scadenza. Chi sa cosa succederà? Io ho paura". Andrea, 27 anni, laureato in Scienze della Comunicazione, dipendente a tempo determinato presso una azienda che fornisce servizi nel settore culturale, il contratto semestrale gli è stato prorogato una volta per altri 3 mesi, ora scade e sa già che non glielo rinnoveranno. "Cosa faccio? Torno dai miei. Non ne ho nessuna voglia e la sento come una sconfitta. Ma non posso stare in mezzo alla strada.

E poi? Boh! Ho provato a chiedere in giro, ma i miei amici stanno come me". Due milioni i lavoratori italiani senza tutele, tra questi molti sono giovani, quell’esercito di precari per i quali non è necessario il licenziamento o la cassa integrazione ma basta solo non rinnovare il contratto. La crisi economica si riversa sopratutto sull’occupazione e la mattanza colpisce soprattutto le fasce più deboli: apprendisti, collaboratori, interinali e lavoratori a tempo determinato. Il presente offre molto poco ma per i giovani lavoratori il futuro è del tutto oscuro. Molta l’insicurezza, poca la gratificazione professionale e la speranza di poter progettare una propria famiglia o accedere ad un mutuo per acquistare casa. Al cospetto di tale criticità la recente dichiarazione del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti sul valore del posto fisso appare una beffa. Un danno al futuro del Paese, che consapevolmente il governo ha facilitato attraverso l’applicazione della legge 30/2003, meglio nota come “Legge Biagi”, e la successiva emanazione del D. Lgs. 10 settembre 2003 n. 276. La mancanza di tutele e ammortizzatori sociali adeguati, che avrebbero dovuto seguire l’applicazione della legge in materia di occupazione e mercato del lavoro, ha trasformato di fatto una situazione di lavoro flessibile in una situazione di totale precariato, ancora più grave nel contesto economico attuale. L’Istat rivela che i dati peggiori riguardano il centro Italia dove nell’ultimo trimestre un under 24 su quattro è in cerca di lavoro. Confermata invece la complessa situazione del Mezzogiorno dove i “sensa lavoro” superano i 35,3%.

Eppure tra coloro che godono ancora della protezione familiare poca o nulla è la percezione della crisi economica ed occupazionale in atto. Lo rivela la ricerca titolata “Minori, Mass Media e Crisi Economica” dell’osservatorio del Centro Studi Minori e Media di Roma. 1.235 le ragazze e i ragazzi intervistati, tra i 15 e i 20 anni, di 17 scuole medie superiori, di 9 Regioni italiane: Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. La crisi economica sembra non incidere sulla paghetta settimanale, solo la metà dei genitori infatti cerca di responsabilizzare i figli sui problemi che la crisi  pone alla famiglia, l’altra metà, invece, cerca di “proteggerli” non coinvolgendoli nelle questioni familiari. Il 60% delle famiglie ha subito il contraccolpo della crisi, tuttavia in molte di esse la TV lcd a 32 pollici e le vacanze estive sono assimilabili a qualunque altro bene di prima necessità. Per i loro figli il divertimento e lo shopping sono un valore assoluto e l’83% sembra non poter rinunciare alle scarpe, alla discoteca, alle ultime innovazioni tecnologiche e alle gite scolastiche. Le informazione sulla crisi per il 75,3% dei giovani arriva dalla televisione, mentre il 7% si informa attraverso Internet, il 9,2% dai giornali (di cui 5,1% da free-press) e l’1,6% dalla radio. Un terzo degli intervistati ha espresso un sentimento di rabbia e voglia di reagire alla crisi mentre un altro terzo ha dichiarato un senso di impotenza. Più inclini alla ribellione gli alunni dei licei scientifici e quelli del Sud Italia, mentre l’atarassia e la sensazione di impotenza prevale tra i ragazzi del Nord e negli istituti classici e pedagogici. L’80% di coloro che provano rabbia e voglia di reagire ha di fatto subito le conseguenze della crisi.