La nazione dentro la città: "State of Indipen/Dance". Riflessioni dell'arte contemporanea

di Anna Laudati

Torino si trasforma in città d’arte con “Club to Club”: il festival della musica e la sua utopica nazione “State of indipen/Dance”. Accanto, ARTissima, la più importante fiera piemontese d’arte moderna (di Angelo Di Pietro)

clubtoclub2009.jpgSe tra voi c’è qualcuno che immagina Torino solo come la città del Lingotto e della Fiat, piena di nebbia e tristemente noiosa, allora quel qualcuno deve ricredersi. Torino ha saputo reinventare i suoi luoghi e, nel clima di crisi in cui ci troviamo, ha  battuto la strada dell’arte. Ad aprire il mese di Novembre, dal 5 al 7, “Club to Club”, il festival della musica elettronica e delle arti visive, con il Teatro Gobetti come centro strategico e meeting point dell’evento.

 Dopo il grande successo della passata edizione, con un’affluenza di quasi 20.000 persone, quest’anno si è voluto osare di più: nasce “State of Indepen/Dance”, vera ideona organizzativa, ovvero l’utopica nazione della musica dentro la città, nei locali, ma soprattutto nelle strade e nelle piazze. Ecco come innovare un festival vecchio di dieci anni, concretizzando l’indipendenza creativa in una vera nazione: “da chi o da cosa essere indipendenti?” è la domanda; il mega calderone di culture è la risposta di Club to Club, in una realtà in cui tutto divide e solo la musica unisce.

Al di là della riflessione post-nazionale e della retorica metafisica, gli organizzatori non si sono fatti mancare nulla e, come ogni buon Paese che si rispetti, hanno ideato passaporti, francobolli, cartamoneta, bandiera. Al di là del fine omaggio a Donna Summer e alla sua State of indipendence (1982), la vera chicca si trova sulla valuta ufficiale, il Tuxel, dove campeggia l’effige di Karlheinz Stockhausen, giusto per mandare su di giri i feticisti della dance; mentre la composizione dell’inno è finita tra le mani del pluripremiato Mauro Teardo, maestro delle colonne sonore (Il Divo) in prestito per l’occasione all’elettric. Il tutto sembra sia stato ispirato dall’eloquente riflessione di Frank Zappa, per cui “Non puoi essere un vero Stato se non hai una birra e una compagnia aerea. Una squadra di calcio e qualche bomba nucleare non guastano, ma l’essenziale è una birra”.

Torino non è soltanto questo. Pressoché contemporanea, al Lingotto Fiere dal 6 all’8 Novembre, la 16esima edizone di ARTissima, fiera d’arte moderna che raccoglie oltre 120 gallerie. Tre le sezioni presenti quest’anno: “Main Section” e “New Entries”, dedicate ai grandi nomi internazionali; “Present Future”, trampolino di lancio per i talenti emergenti. I due eventi non potevano non essere collegati: ARTissima contaminerà, infatti, i locali del Club to Club con installazioni sonore, proiezioni e performance sul tema dell’indipendenza e dell’identità perduta alla fine degli anni zero. Due manifestazioni, la prima itinerante, la seconda stabile, ma un unico principio: dare sfogo alla libertà creativa. E che questa sia la giusta direzione? D'altronde la storia insegna come l’arte sia sempre riuscita a svecchiare la società, basta gettare un occhio alle avanguardie degli anni ’60 e sulla rivoluzione culturale a cui hanno dato vita.

E che sia un caso se il party di inaugurazione delle due manifestazioni si terrà nel Mirafiori Motor Village o che a patrocinare il tutto sia la nota casa automobilistica torinese? Doppio legame quindi tra il mondo artistico e l’industria, ovvero con quella minuta parte di mondo che vuole credere e investire nella spinta innovatrice dell’arte. Ma questo è un discorso che va molto lontano e, anche se è un bene averlo iniziato, per adesso rimaniamo con i piedi a terra e ci ascoltiamo la chitarra di Frank.