"Internet Addiction Disorder"

di Anna Laudati

La dipendenza da internet è una vera e propria malattia che ora si cura anche in Italia (di Monica Scotti )

322-dipendenza._tecnocino.it.jpgMsn, Twitter, Facebook, Google, Chat, VideoChat, e chi più ne ha più ne metta…la rete è ormai un labirinto di possibilità e nuove tendenze al servizio della comunicazione e della socializzazione virtuale. Ma cosa succede se le meraviglie del web, che tanto affascinano i giovani, si trasformano in dipendenza? E’ possibile soffrire di depressione o attacchi d’ansia ogni qualvolta non si riesce ad accedere alla rete?

Sembrerebbe proprio di si: secondo alcuni psicologi, infatti, Internet da assuefazione e crea dipendenza, come l’alcool, come la droga, come la nicotina, e la dipendenza va curata. Già negli ultimi anni sono spuntati in Giappone, patria dei videogiochi e dell’innovazione tecnologica, centri di recupero per web-addicted in cui si curano i pazienti, per lo più giovanissimi, con pratiche sperimentali e spesso discutibili se non apertamente pericolose, come l’elettroshock. Negli Stati Uniti è stato prodotto un test per l’auto-valutazione della dipendenza informatica, lo IAT (Internet Addiction Test) e si è cercato di categorizzare i disturbi derivanti dall’uso compulsivo della rete in tipologie distinte (dipendenza cibersessuale , dipendenza ciber-relazionale, net gaming etc.). In Italia, invece, è stato aperto di recente nella capitale il primo ambulatorio dedicato all'Internet Addiction Disorder all'interno del Day hospital psichiatrico del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma.

"L'utilizzo patologico di internet provoca sintomi fisici molto simili a quelli manifestati da tossicomani in crisi di astinenza. Grazie a questo nuovo ambulatorio- spiega lo psichiatra Federico Tonioni, che ne e' il coordinatore- potremo garantire ai nostri pazienti di contenere quel malessere che per molti durante l'astinenza dal web si trasforma in ansia, depressione e paura di perdere il controllo di ciò che accade in internet, intervenendo nella struttura mentale sottostante alla dipendenza con curiosità e umiltà". In particolare, il protocollo di intervento e' strutturato in tre passi: un colloquio iniziale per confermare o meno la diagnosi di dipendenza; incontri successivi per individuare la psicopatologia sottostante, eventualmente contenuta con un'appropriata terapia farmacologia; l'inserimento progressivo in gruppi di riabilitazione, al fine di 'riattivare' un contatto 'dal vivo' con gli altri e di conseguenza esperienze autentiche di condivisione, senso del limite, capacita di attesa e comunicazione non verbale.