Napoli. Sequestrati beni per 170 milioni di euro alla camorra

di Anna Laudati

Bilancio dell'attività della Polizia di Napoli nel corso delle operazioni di contrasto alla malavita organizzata nel 2009. Requisiti complessi residenziali, conti correnti e auto di lusso (di Andrea Pellegrino) 

autopoliziagen.jpgBilancio positivo quello del 2009 per la Polizia napoletana: beni sequestrati alla camorra per un valore complessivo di 170 milioni di euro. L'azione di aggressione ai patrimoni delle organizzazioni criminali operanti sul territorio, da parte della Divisione di Polizia Anticrimine - sezione Misure Prevenzione Patrimoniali, ha consentito di privare i clan di ingenti fortune, accumulate attraverso il fenomeno del riciclaggio di denaro, provento soprattutto di estorsioni, usura ed altre attività illecite.

Si tratta dei beni sequestrati ai principali clan operanti nella provincia napoletana come quelli dei Mallardo,  dei Nuvoletta, dei Russo, dei Cennamo, dei Panico-Perillo-Sarno, e dei Gionta. Anche le organizzazioni criminali operanti in città, come la Nuova Camorra Flegrea, i Terracciano, i Misso e l’Alleanza per Secondigliano, si sono viste sottrarre ingenti risorse, tra immobili, quote societarie, terreni e ville, conti correnti, complessi residenziali ed auto di lusso. Un segnale importante quello che arriva da Napoli ma che non può rappresentare il punto di arrivo dell’opera di contrasto alla camorra. Com’è noto, infatti, nonostante gli sforzi fatti sino ad ora, il problema resta quello del riutilizzo di questi beni. Troppo spesso infatti i beni requisiti restano inutilizzati per troppo tempo per poi finire abbandonati a loro stessi o, peggio ancora, riutilizzati dalle stesse organizzazioni criminali a cui erano stati sottratti. Altre volte, invece, è la stessa criminalità organizzata a vandalizzarli per renderne impossibile il riutilizzo. L’attività messa in campo in questi anni Commissario straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali (http://www.beniconfiscati.gov.it/) è decisamente importante. I dati emersi dal Rapporto 2009 presentato  dal Commissario straordinario Maruccia lo scorso 23 novembre, disegnano un lavoro minuzioso nonostante il numero di beni che restano da assegnare sono ancora tantissimi.  

In questi ultimi tempi anche in Parlamento si sta affrontando il tema, ma anche in questo caso le posizioni su come vada risolta la questione sono divergenti. Nei giorni scorsi è stato presentato un emendamento alla legge finanziaria di quest’anno che prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o sei mesi. All’emendamento, presentato in Senato, si sono apertamente opposte diverse associazioni che promuovono azioni di contrasto alla malavita. Don Ciotti, Presidente nazionale di  Libera, affida ad una nota la sua posizione su questa faccenda: “E' facile immaginare, grazie alle note capacità delle organizzazioni mafiose di mascherare la loro presenza, chi si farà avanti per comprare ville, case e terreni appartenuti ai boss e che rappresentavano altrettanti simboli del loro potere, costruito con la violenza, il sangue, i soprusi, fino all'intervento dello Stato. La vendita di quei beni – si legge nella nota - significherà una cosa soltanto: che lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del loro pieno ed effettivo riutilizzo sociale, come prevede la legge.” Se da un lato è vero che la legge sull’uso sociale dei beni confiscati, la  legge n.109 del 1996, non riesce ad essere attuata per intero proprio a causa dalla considerevole mole di beni da destinare, è altrettanto condivisibile la preoccupazione di Libera.