Mini naja si, Servizio civile no!

di Anna Laudati

{jcomments off}La Commissione Bilancio del Senato ha bocciato gli emendamenti riguardanti i fondi per il servizio civile, e intanto decolla la mini naja tanto voluta dal Ministro della Difesa La Russa. (Gianfranco Mingione)

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Le parole sono importanti, servono a spiegare cosa accade, danno un significato alle nostre azioni e al nostro cammino. Difficile allora comprendere le parole del Ministro Tremonti, quando parla di austerità, rigore e vederne la reale applicazione nel contesto italiano. Va bene la crisi, va bene l’eliminazione dei cosiddetti rami secchi ma forse bisognerebbe identificarli, prima di tagliare quelli verdi. Difficile digerire parole, messe nero su bianco, che tagliano la formazione di cittadinanza attiva prevista per i giovani di questo Paese, e approvano il finanziamento della mini naja. 

La scorsa settimana la Commissione Bilancio del Senato ha bocciato i due emendamenti riguardanti il servizio civile. Il primo, presentato dal senatore del PD Giarretta ed altri, volto all’aumento dello stanziamento del Fondo del servizio civile ed il secondo, presentato dal senatore del Pdl Compagna, volto a mantenere costante il budget di spesa per l’Unsc. Entrambi gli emendamenti sono stati bocciati, con buona pace delle ormai esigue speranze per il mantenimento del servizio civile, mentre è stato approvato l’emendamento del senatore del Pdl Azzollini con il quale prende il via la mini naja. 

Tagliare e istituire. Da un lato si applica la politica del rigore, dell’austerità e dall’altro la politica dell’investimento pubblico, dell’intervento dello stato nel sociale. E allora è bene capire il significato di parole come austerità e rigore e del perché si creda, dalle parti del Ministero dell’Economia, che il servizio civile rappresenti un costo, un ramo secco da tagliare per contribuire a far rientrare l’enorme debito pubblico italiano (un debito che a maggio ha toccato i 1.827,1 miliardi di euro, raggiungendo un nuovo record in valori assoluti).

Un salto dovremmo farlo anche dalle parti del Ministero della Difesa, per chiedere al Ministro perché poi però si spendano ulteriori risorse per istituire un periodo di stage formativo presso le caserme, dal costo di circa 20 milioni di euro in 3 anni, quando già i giovani hanno la possibilità di arruolarsi in ferma breve e sperimentare cosa significhi servire la Patria da militari, per un periodo pari a quello del servizio civile (i giovani dai 18 ai 25 anni, possono compiere un periodo da Volontari in Ferma Prefissata ad un anno). 

Una cifra che sembra contraddire la politica instaurata dal Ministro Tremonti. Per quale ragione si decide di spendere quell’ingente somma per un surrogato del servizio militare, e invece si tolgono risorse ad esperienze formative come il servizio civile, progetti di formazione lavoro nelle aree difficili del paese, promozione e tutela dei giovani nell’ingresso al lavoro? Anacronistico è poi leggere di militari che ogni giorno presidiano il territorio, servono la collettività nella tutela della legalità e non hanno neanche i mezzi idonei per portare avanti la loro missione. Come si suol dire, oltre il danno la beffa.

E allora viene da domandarsi: Non è forse il servizio civile un percorso di cittadinanza attiva? Non è forse il servizio civile un periodo di formazione ad alto contenuto sociale? Non è forse il servizio civile un volano per infondere valori sani nei giovani che cercano di portare vita e speranza in zone ad alto degrado sociale, abbandonate da tutti e dallo stato, e dove un progetto, dei sorrisi, dove l’unione fa la forza, possono davvero infondere fiducia e speranza verso il cambiamento? 

Difficile capire. Difficile dare un senso alle parole quando è evidente che la classe dirigente italiana fa tagli da gigante, senza rendersi conto che a pagarne le spese saranno soprattutto i giovani. Il problema non è “servizio civile si, mini naja no” o viceversa, “mini naja si, servizio civile no”. Il problema è non accorgersi dell’importanza delle parole, a cui seguono dei fatti che rappresentano, questi sì, un costo troppo oneroso per la nostra società dell’evanescenza. Un costo, che i nostri governatori, a detta di noi giovani ma non solo, dovrebbero evitare. (foto volontari in servizio civile amesci)