I numeri del servizio civile

di Gianfranco Mingione

L’analisi dei dati riportati sul sito dell’UNSC, riguardanti il numero dei volontari dal 2001 al 2009, testimonia la graduale ascesa e la rapida discesa del servizio civile. Ad oggi, i volontari sono 14.772. Una cifra impietosa, così come è impietosa l’attenzione del Governo e delle istituzioni preposte alla guida di questo nobile istituto repubblicano. (Gianfranco Mingione)

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Sebbene non sia ancora il tempo di scrivere “C’era una volta il servizio civile”, ovvero di narrarci su una favola per dire quant’erano bravi e belli i volontari che nel primo decennio del secolo ventunesimo vi prendevano parte, i dati esposti sul sito dell’UNSC e più volti riportati in questa sezione, non lasciano molte speranze per il futuro prossimo. Leggere il contatore automatico dei volontari presente nella pagina principale del sito dell’UNSC fa comprendere quanto sia grave la crisi del servizio civile.
Fino a ieri erano 7200 i giovani impegnati in progetti di servizio civile, a causa del congedo dei colleghi appartenenti allo scaglione del 2009. Da oggi, con l’entrata in servizio dei giovani selezionati col bando 2010,  la cifra è tornata a risalire a quota 14.772.

I dati dell’UNSC. Leggendo i dati riportati sul sito dell’UNSC si può comprendere quanto sia grave il momento che sta attraversando il servizio civile. Come dimostra il grafico dei volontari avviati in servizio dal 2001 al 2009: il picco, ovvero il momento di rottura e decrescita della curva, inizia dal 2007, quando si scende sotto la simbolica cifra degli oltre 40mila volontari, per andare a quota 27mila (un’emorragia di circa 16mila volontari).
La matematica non è un’opinione.
La mancanza d'attribuzione di risorse economiche per il servizio civile è demerito della politica e di chi ha il delicato ed importante compito di rappresentare e governare istituzionalmente il servizio civile. Purtroppo non bastano solo le parole a rassicurare la situazione e, nonostante il Sottosegretario con delega al servizio civile, l’On. Giovanardi, e il Direttore dell’UNSC, Leonzio Borea, si siano più volte spesi in favore a e a tutela di questo pregevole istituto repubblicano, nulla  di concreto è stato fatto per invertire questa impietosa tendenza. Così come si è ancora in alto mare, divisi e confusi, sulla riforma di sistema del servizio civile.

Chi ne fa le spese? Facile comprendere che a farne le spese sono i giovani che si vedono penalizzati, ancora una volta, nello scegliere come investire, dopo il diploma o la laurea, un anno importante della propria vita (i diplomati rappresentano la fetta più grande dei volontari con quasi il 70% dei partecipanti). Soprattutto quei giovani del sud, terra difficile, ancor più in balia di una crisi attuale oltre che storica, che contribuisce a tenere viva questa esperienza con oltre il 50% dei volontari.
Essere giovani è stato difficile in ogni epoca ma, sotto alcuni aspetti, lo è di più in questi anni bui e caotici oltre i quali diviene arduo provare ad immaginare un futuro diverso, migliore. Non che si debba essere pessimisti, estremisti, retroavanguardisti memori di tempi passati migliori ma, cifre alla mano, non si può neanche far finta di non leggere la realtà circostante per quella che è: dura, statica, vecchia e conflittuale.

Ma non è detta l’ultima parola. Perché i giovani, un po’ in tutto il mondo, a torto o a ragione, stanno rialzando la testa affinché si possa sentire la loro voce su questioni importanti come il pane, vedi il nord Africa di questi ultimi giorni, o le lotte per meglio comprendere e affrontare, nel nostro paese, il tema dell’istruzione  e del lavoro. Ma lo stesso si potrebbe dire dell’ambiente, dell’energia, del reale concetto di famiglia, di politiche di sviluppo e coesione sociale.

Forse è ora di far sentire la propria voce, di scendere in piazza volontari e non, per salvare il servizio civile. A quanto pare, chi governa,  e non solo, non riesce a comprendere l'importanza di essere cittadini impegnati nel sociale e, attraverso la cittadinanza attiva, contribuire a difendere la propria comunità-stato. {jcomments on}