Regione Sicilia. Conferenza sul Servizio Civile: Intervista al delegato Francesco Vasta

di Gianfranco Mingione

Lo scorso 15 febbraio si sono incontrati a Palermo gli stati maggiori del servizio civile siciliano. Ad intervenire i vertici dell'Unsc, ma anche rappresentanti di enti, università e volontari, tra i quali Francesco Vasta, delegato dei volontari in servizio civile e rappresentante regionale. Con la sua intervista ripercorriamo le tappe salienti della giornata. (Daniele Santuliana)

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Presso l'hotel “La Torre” di Mondello Lido si è tenuta la scorsa settimana la quarta conferenza regionale siciliana sul servizio civile volontario, occasione per tracciare un bilancio del servizio civile nell'isola ma anche per fare alcune riflessioni sulle sue prospettive. Nel corso dell'assemblea è intervenuto a nome di tutta la delegazione dei volontari siciliani Francesco Vasta, rappresentante regionale. A lui abbiamo chiesto di rispondere ad alcune domande sugli argomenti affrontati in assemblea e sullo stato del servizio civile siciliano.

Di cosa si è parlato durante la conferenza regionale?
Gli interventi sono stati molteplici e tutti di spessore. Gli esponenti dal mondo degli enti ed alcuni volontari hanno raccontato le loro storie di servizio civile. Dalle altre regioni molto apprezzati sono stati i contributi delle rappresentanti di Veneto e Provincia di Trento, che ci hanno consegnato un quadro organizzativo del servizio civile molto diverso da quello siciliano. Il mio intervento ha invece voluto evitare celebrazioni e digressioni abbastanza vane, come quelle fatte dall'on. Borea lungo tutta la mattinata, per concentrarsi sul problema della crisi d'identità, oltre che finanziaria, della figura del volontario di servizio civile.

Parliamo del servizio civile in Sicilia. Numeri alla mano, non va tanto bene neanche lì, vero?
Nella nostra relazione ho voluto far parlare i numeri per descrivere la situazione attuale del servizio civile in Sicilia, i numeri di una crisi finanziaria che è inequivocabile. Quel dato che vedeva nel 2007 solo in Sicilia il 20% di volontari avviati è un ricordo. A questo si aggiunge il grave impatto socio-culturale della crisi, perché nella tristemente famose aree del disagio e dell'abbandono siciliane viene a mancare il messaggio carico di valori positivi che porta ogni volontario. Un altro problema è la ormai decennale assenza di una legge regionale sul servizio civile: in conferenza alcuni interventi ne hanno ipotizzato l'approvazione entro l'anno, noi aggiungiamo "finalmente".

Quali sono le iniziative intraprese dalla rappresentanza siciliana?
La nostra rappresentanza continua nel lavoro quasi quotidiano fatto di incontri con enti e volontari, un lavoro che è dialogo ed anche promozione del servizio civile. Abbiamo aderito alla petizione della Cnesc dello scorso autunno, condividendone la piattaforma. Con l'approvazione della legge regionale, che ci auguriamo rapida, vorremmo vedere un sostegno finanziario della Regione pieno ed in linea con le risorse importanti di cui si dispone. La nostra proposta è anche quella di puntare compiutamente sulla promozione del servizio civile nelle scuole e nelle università, magari affidandola al movimento degli ex volontari ed alla rappresentanza dei volontari.

Le vostre prospettive?
Nel servizio civile vedo, oltre che solidarietà e cittadinanza attiva, anche lo strumento per l'idea di un cambiamento nonviolento e di una crescita etica della collettività italiana, seguendo il principale enunciato della l. 64/2001 che è la "difesa della patria con mezzi nonviolenti." La nostra prospettiva è quella di un impegno ogni giorno maggiore perché guidati in primo luogo da questa "volontà indomita" di cambiamento. La nostra determinazione deriva tutta da qui.