I Rappresentanti Nazionali dei volontari:la Sentenza rischia di far morire il Servizio Civile. Il Governo intervenga.

di Katia Tulipano

ServizioCivileMagazine incontra Silvia Conforti, Fania Alemanno e Corrado Castobello, Rappresentanti nazionali dei volontari in servizio civile, per dar voce ai giovani volontari sul blocco degli avvii dei volontari conseguente alla sentenza del Tribunale di Milano che ha accolto il ricorso del giovane pakistano escluso dal SCN perché privo della cittadinanza italiana. (Katia Tulipano)  

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La sentenza di accoglimento del ricorso del giovane pakistano escluso dal Bando di Servizio Civile perché straniero ha scatenato un terremoto nel mondo del Servizio Civile. Diverse le posizioni. Qual è il vostro giudizio sulla vicenda?

 

Silvia: La situazione è molto delicata e complessa. Qui non c’è solo in gioco il diritto di un giovane straniero, ma tutto il Servizio Civile Nazionale e il suo principio fondamentale che è e deve rimanere la Difesa della Patria.
Esprimo ammirazione per il giovane pakistano perché mi sento vicina nella sua determinazione di voler essere riconosciuto come cittadino italiano. Credo che debba essere questa la sua vera battaglia.

Corrado: Non condivido la sentenza perché non mira ad eliminare una discriminazione, ma a modificare un'istituzione.

Temo seriamente che questa sentenza possa gettare le basi per una trasformazione del SCN in qualcosa di diverso dalla Difesa della Patria che prevede il requisito della cittadinanza italiana, come per il servizio militare.  Se al servizio civile possono partecipare anche cittadini non italiani con l'attuale Legge sulla Cittadinanza questo strumento non può essere più finalizzato alla Difesa della Patria. Cambiare questa istituzione è una cosa che personalmente non condivido affatto. I tanti "Syed" dovrebbero poter partecipare al bando semplicemente perché dovrebbero essere considerati cittadini italiani. E' questa l'unica discriminazione, se di questo si vuole parlare.

Fania: Prima i tagli al Fondo Nazionale per il SCN, inferti sempre più drammaticamente, dal 2007 fino all’ultima manovra del Governo Berlusconi, seguiti dalla distribuzione delle partenze dei volontari di un solo anno (2012) sul biennio 2012-2013 per camuffare la carenza di risorse del Fondo. Poi, l’assenza di risposte alla richiesta di convocazione della consueta Assemblea dei delegati e rappresentanti dei giovani volontari, prezioso strumento di democrazia e politica giovanile. In ultimo, la sentenza del Tribunale di Milano che rappresenta la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un’istituzione, il Servizio Civile, che da troppo tempo non veniva ridiscussa.

Nei giorni scorsi su Vita.it il direttore vicario dell'Unsc, Paolo Molinari, ha dichiarato che il blocco degli avvii dei volontari per il 2012 durerà almeno un mese e mezzo in attesa della sentenza al ricorso in appello presentato dall’UNSC. Quali le reazioni dei giovani volontari a questa ulteriore scure abbattutasi sul Servizio Civile?

Silvia: Purtroppo la reazione alquanto esasperata dei volontari è giustificata, specialmente se consideriamo che il blocco arriva in un momento molto difficile.
Fino all’ultimo l’avvio stesso del Servizio Civile per il 2012 era in bilico a causa della mancanza di fondi, poi la pubblicazione delle tabelle che hanno diviso a scaglioni tutti i volontari selezionati di cui addirittura alcuni prenderanno servizio solo a settembre. L’indignazione è assolutamente comprensibile.
Certo c’è da chiarire che l’Ufficio Nazionale non poteva far altro che rispettare l’ordine del Giudice che ha disposto la sospensione immediata dei prossimi avvii, nonché l’annullamento del Bando stesso. Dunque tutto da rifare!
Ribadisco il mio purtroppo, ma questa volta siamo vittime della giustizia.

Corrado: La reazione dei volontari è stata ovviamente negativa, perché non si sono sentiti tutelati dall'Ufficio Nazionale. Penso che se l'Ufficio Nazionale avesse, più prudentemente, sospeso le selezioni, dato il rischio concreto di una sentenza per un ricorso, probabilmente avrebbe evitato tanti malumori da parte dei giovani ufficialmente selezionati.
Da rappresentante nazionale però non voglio favorire "guerre" tra giovani italiani e giovani stranieri, prima di tutto perché non è nello spirito di questa istituzione e poi perché credo che il ricorso presentato da Syed sia sintomo di un disagio che molti cittadini stranieri hanno nel nostro Paese. Il ricorso di Syed è giusto, anzi credo che sia stato un atto importantissimo. E' la sentenza che invece mi lascia deluso, perché fa trasparire i soliti problemi di identità del SCN, dovuti ad una legge poco chiara. Infatti si parla di "perdita da parte del giovane straniero di una opportunità di lavoro retribuita". Speravo di leggere una sentenza di più ampio respiro che gettasse le basi per una riflessione politica sulla cittadinanza, senza mettere a rischio un'intera istituzione.

Fania: Stiamo raccogliendo le angosce dei giovani che avevano programmato il loro prossimo anno ed ora vivono l'ennesima precarietà di vita. L'unica cosa certa è che non ci sono né vincitori né vinti in questa storia, ma una potenziale vittima ovvero l'intero sistema di servizio civile che rischia di implodere Si continua a dire di voler aiutare i giovani perché sono il futuro e la speranza dell’Italia e poi? Ci si permette di “sospendere” una delle poche opportunità di crescita per i giovani, un’opportunità che è anche un investimento nella formazione delle nuove generazioni. Si parla di dar valore ai giovani per poi metterne in stand-by 16.000, rendendoli vittime della burocrazia.

Il Servizio Civile versa oggettivamente in condizioni difficili. Cosa fare per rimuoverle? Cosa chiedete alle istituzioni?

Silvia: E’ vero, il Servizio Civile è in difficoltà e forse è uno dei momenti più bui, ma più di tutto al buio ci sono tutte le istituzioni che di Servizio Civile se ne dovrebbero occupare.
Riconosco che su questo fronte la questione è delicata per un immediato intervento e una presa di posizione, ma sono troppi anni che la legge di riforma è in bilico.
Purtroppo credo che ci portiamo dietro l’incertezza di una vicenda che andava definita appena se ne è presentata l’occasione. Ci portiamo dietro una situazione che troppe volte si era presentata in sede parlamentare, ma a quanto pare in Italia serve un uragano per rendersi conto che le strutture vanno rafforzate. Alle istituzioni chiedo un’unica cosa: lasciate davvero spazio alla determinazione di noi giovani per cambiare e migliorare le cose.

Corrado: Prima di tutto chiedo un po' di attenzione da parte delle istituzioni. Il Servizio Civile impegna i giovani in qualcosa di utile a sé stessi e al Paese e lo fa formando i giovani alla cittadinanza attiva, un investimento per la società del futuro. Quando si parla di riduzione degli stipendi dei Parlamentari, alcuni dicono che un centinaio di milioni di euro non salverebbero l'Italia. Beh, sicuramente salverebbero il Servizio Civile, quindi questa potrebbe essere un'altra medicina. Servono medicine ma anche bravi medici e soprattutto la voglia di vivere e di non mollare mai del "paziente". Noi rappresentanti dei giovani non molleremo.

Fania: Chiediamo urgentemente un incontro con il Capo di Governo e con il Ministro Riccardi affinchè sia possibile capire qual è la loro posizione politica nei confronti del Servizio Civile Nazionale.
Come giovani ci sentiamo in dovere di intervenire per contribuire ad una significativa ripresa sociale attraverso questa forma di difesa della Patria, costituzionalmente riconosciuta. Sentiamo viva più che mai l’esigenza di riaffermare il valore del Servizio Civile come importante strumento di crescita del senso comune di una società che ci appartiene. Chiediamo di avviare una riflessione che permetta il rilancio del Servizio Civile e il riconoscimento dello status giuridico del volontario, non come mero contratto atipico vantaggioso, ma come strumento per favorire il benessere comunitario.