Riforma Servizio Civile Nazionale. Intervista alla Responsabile Servizio Civile del PD, Francesca Bonomo

di Katia Tulipano

bonomoLa Riforma del Terzo Settore segna un passaggio importante verso il Servizio Civile Universale, ambizione ed obiettivo del Governo Renzi sin dal suo insediamento. Tante le novità. Ne parliamo con Francesca Bonomo, Responsabile Servizio Civile del PD (Katia Tulipano)

On. Bonomo, Lei che ha seguito il processo di riforma sin dal suo inizio è soddisfatta del testo approvato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato? Assolutamente si. Quello ottenuto con l’approvazione dei giorni scorsi è un buon risultato perché, anche in Senato, ha trovato conferma la nostra sensibilità per temi fondamentali come l’apertura del Servizio Civile agli stranieri, una governance statale, una flessibilità nella durata del servizio e la certificazione delle competenze acquisite dai volontari. Insieme agli altri punti su cui si fonda la riforma, sono tutte specificità che nascono dal confronto attivato due anni fa con gli enti e con i giovani al fine di rivoluzionare il Servizio Civile e renderlo Universale.

Quali sono le priorità di questa riforma? Essenzialmente due: la crescita di giovani, da un punto di vista umano e formativo e la crescita del nostro Paese proprio grazie al Servizio Civile.

I giovani al centro quindi. Si. Per la prima volta si prevede una flessibilità nella durata del Servizio Civile per andare incontro alle esigenze di tutti quei ragazzi che pur volendo vivere questa esperienza non riuscivano a conciliarla con le proprie esigenze di vita proprio per la sua durata di 12 mesi. Inoltre si prevede, per la prima volta, il riconoscimento delle competenze acquisite dai volontari durante il Servizio Civile. Alludo ad esempio alla capacità di lavorare in gruppo, risolvere problemi, alle responsabilità che gli vengono affidate nell’attuazione dei progetti di cui sono protagonisti, tutte attitudini che vanno valorizzate e riconosciute ai volontari perché importanti per la formazione dei giovani che hanno anche una forte incidenza nella ricerca di un primo impiego.

Il testo di riforma apre però proprio con la specificazione che il Servizio Civile non è lavoro, ma è finalizzato “alla difesa dei valori fondativi della Patria”. Infatti: il Servizio Civile non è un’esperienza di lavoro, ma di impegno per il proprio Paese. L’aver ancorato ancora espressamente questo istituto della Repubblica all’art. 52 della Costituzione rappresenta un altro punto molto importante del testo approvato al Senato. La difesa non armata della Patria è un concetto che appartiene alla storia del Servizio Civile Nazionale, ma che ha una grande attualità, soprattutto in ragione del difficile momento storico politico che stiamo vivendo a causa dell’allarme terrorismo. C’è una forte necessità di una difesa diversa da quella armata che diffonda e promuova i valori dell’accoglienza, del rispetto e della solidarietà per creare, come ha detto Mattarella nel suo discorso ai volontari, dei ponti e non dei muri. Tutto ciò lo si può fare proprio attraverso un’educazione e una difesa civile che rappresentano il fulcro stesso del Servizio Civile. Spero che con questa riforma e attraverso le sperimentazioni che stiamo portando avanti a livello europeo di poter coinvolgere anche altri Stati in questo tipo di esperienza.

Lei ha parlato anche di “governace” statale, cosa intende? Con questa riforma si vuole affidare principalmente allo Stato la programmazione del Servizio Civile. E’ un’importante innovazione perché, ferme restando le aree di intervento del Servizio Civile, permetterà di individuare delle priorità cui questo istituto potrà dare il suo apporto a seconda delle istanze che verranno dalla società che solo o Stato può raccogliere e rispondere.

L’art. 8 contiene anche una norma per il riordino e la revisione della Consulta Nazionale. Si, l’obiettivo è quello di far si che questo organismo di riferimento e confronto diventi ancora più rappresentativo degli enti del Servizio civile che operano nei diversi settori e provengono dalle differenti regioni italiane. Spero però che nei decreti attuativi sia dia più risalto al ruolo della rappresentanza dei volontari in Servizio Civile. L’esperienza anche pratica di questi anni dimostra che i rappresentanti hanno un ruolo importante nella crescita e nello sviluppo del Servizio Civile perché sono quelli che stanno a stretto contatto con chi vive questa esperienza. Questo ruolo gli va riconosciuto e deve essere istituzionalizzato.

Dopo tante sentenze anche una legge ora prevede l’apertura del Servizio Civile agli stranieri. Un traguardo importante. Importantissimo. L’universalità del Servizio Civile sta anche nel fatto di coinvolgere, attraverso una partecipazione attiva alla vita del nostro Paese giovani stranieri regolarmente soggiornanti in Italia. Grazie all’apertura agli stranieri operata negli ultimi bandi di Servizio Civile abbiamo infatti potuto costatare la positività del coinvolgimento di giovani non solo italiani. Una su tutta penso alla testimonianza di Dost Mohammad, il volontario afgano che all’incontro del 3 Marzo al Quirinale ha raccontato che, attraverso il Servizio Civile, può aiutare giorno dopo giorno i suoi connazionali.