Senato dice al Servizio Civile Universale. Intervista al Sottosegretario Luigi Bobba

di Katia Tulipano

Gli 11 articoli che risistemano per la prima volta in modo organico il mondo del non profit dovranno ora passare l’ultimo vaglio della Camera, si spera entro maggio (Katia Tulipano)

Il Servizio Civile Universale è sempre più vicino. Nella seduta del 30 marzo il Senato ha detto si all’art. 8 del Ddl 1870 che riforma il Servizio Civile rispetto a come lo conosciamo sino ad ora. Va avanti quindi il percorso avviato da questo Governo che del Servizio Civile Universale ne ha fatto un obiettivo sin dall’inizio del suo mandato.  Falliscono invece i tentativi dell’opposizione di fermare la norma. “E’ formulata male” ha opinato, durante la seduta in Aula, Lucio Malan di FI facendosi portavoce delle perplessità di alcuni legate all’ancoraggio del Servizio Civile alla ‘difesa della Patria’. “Probabilmente Malan non si è letto bene 2 diverse sentenze della Corte Costituzionale che hanno chiaramente indicato che la Patria può essere difesa anche in forme non armate e ciò è coerente con l’art. 52 Cost.” risponde a distanza il Sottosegretario Luigi Bobba che questo testo di riforma ha contribuito a farlo nascere. “I pericoli non vengono solo dai confini esterni. Anche i disagi, le difficoltà, le esclusioni, le sofferenze, le incapacità di promuovere il bene comune, rappresentano dei pericoli per il nostro Paese che i giovani volontari cercano di arginare con il loro impegno in Servizio Civile. Come aveva intuito l’allora ministro della Difesa, il compianto Nino Andreatta, il Servizio Civile rappresenta un modo per legare i suoi giovani all’Italia pur non facendogli vestire una divisa militare”.

Una difesa della Patria che sarà affidata anche agli stranieri. “Direi proprio di sì. Noi avevamo già esteso agli stranieri la possibilità di partecipare al Servizio Civile nel 2015 per via amministrativa. Con questa norma però trova applicazione la sentenza del Giudice delle Leggi che, dichiarando incostituzionale l’impossibilità di accedervi per i giovani, comunitari o extracomunitari regolarmente soggiornanti, ha offerto un’interpretazione evolutiva del concetto di cittadinanza. Non più meramente formale, ma una cittadinanza che nasce dall’appartenenza alla comunità in cui si vive e dal desiderio di prestare per il Paese che si comincia ad identificare come proprio, un servizio civile”.

 

Lo Stato che con questa riforma assume un ruolo centrale rispetto al sistema Servizio Civile attuale. “Basta il riferimento agli artt. 11 e 52 della Costituzione per evidenziare che il Servizio Civile è chiaramente indirizzato su un piano nazionale. Solo lo Stato può individuare in modo sistematico i campi d’azione prioritari in cui impegnare i giovani. Davanti ad emergenze come quelle attuali, penso alla questione dei migranti, è compito dello Stato infatti stimolare la capacità, l’intelligenza e la creatività delle organizzazioni che ingaggiano e mobilitano i volontari in servizio civile per rispondere a queste emergenze”.

 

Come? “Per cominciare dettando le regole e attraverso una programmazione che, per la prima volta, sarà triennale e non più annuale”.

L’art. 8 del Ddl 1870 riforma anche la Consulta Servizio Civile, l’organo in cui siedono i rappresentanti di quelle organizzazioni cui Lei faceva riferimento, introducendo il criterio della rappresentatività. Cosa cambia? “Al concreto ci arriveremo con i decreti attuativi se, come spero, la riforma passerà alla Camera. Per ora ci siamo posti il problema di registrare un dato oggettivo. Quando è nato il Servizio Civile gli enti accreditati erano poche centinaia. Oggi, invece, sono più di 4.000 a livello nazionale e il doppio sul piano regionale. L’organismo non può quindi rimanere uguale a sé stesso, ma va rivisto alla luce di questo esponenziale ampliamento del panorama dei soggetti. Il servizio civile si regge sì sulle istituzioni statali, il dipartimento, sui giovani, ma anche sugli enti pubblici o privati non profit che sono gli attuatori di questo strumento, senza i quali il tavolino traballerebbe.

 

Gli enti quindi rappresentano l’anello di congiunzione tra giovani e Stato. Ma voi sapete chi sono questi soggetti? “Si, ma per conoscerli ancora più in profondità, per sapere quali interlocutori privilegiano e soprattutto che risultati ottengono lanceremo un’indagine proprio quest’anno. Vogliamo dare una forma più indirizzata e più motivata alla programmazione del futuro. Le sfide che ci siamo posti richiedono a tutti gli attori coinvolti di innovare, cambiare, di investire su un capitale sociale, quello dei giovani che può darci negli anni futuri dei risultati importanti per il Paese”.

Pensa che entro maggio Montecitorio darà il via libera definitivo alla riforma? Lo spero. L'esperienza mi ha insegnato però a non dare più date.