Servizio Civile Universale e Coronavirus: quanti progetti riattivati?

di Giuseppina Piccirillo

Diffuso il nuovo report del Dipartimento

riattivazione progetti

Sono 27.031 gli operatori volontari che su 10.236 sedi sono tornati (o torneranno a breve) in servizio attivo. È quanto emerge dal nuovo report divulgato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, nel quale si sottolinea un incremento di quasi 3.500 volontari impiegati attualmente rispetto allo scorso 16 aprile. Un dato che, raccolto alla data del 15 maggio, si integra nel quadro complessivo di giovani che, attualmente impiegati in progetti di Servizio Civile Universale o prossimi alla partenza, è pari a 31.679 unità.

In questo contesto sono 4.276 i volontari che, per l’impossibilità di proseguire le attività progettuali, in assenza di misure di sicurezza adeguate o per carenza di strumenti utili al fine della ripartenza, hanno dovuto temporaneamente interrompere. Nonostante ciò, rispetto al 16 aprile, i dati dimostrano che c’è stata una diminuzione di circa 1.500 unità, poiché solo per 372 volontari non è ancora pervenuta alcuna comunicazione circa la riattivazione.

Analizzando con un occhio più attento la riattivazione delle attività, emerge che sono 15.586 gli operatori volontari che hanno ripreso le attività in modalità ordinaria (dal 58% al 55% del 16 aprile), mentre i giovani impiegati in progetti con rimodulazione sono 11.451 (42% al 45% di prima).

In particolare:

- 3.762 sono le sedi che hanno ripreso le attività in modalità “sul campo” (al 16 aprile erano 2.723), impiegando 10.247 volontari (prima erano 7.523);

- 3.952 sono le sedi che stanno operando in modalità “da remoto” con 9.500 volontari (al 16 aprile erano 4.033 sedi per 9.680 volontari);

- 2.522 sono le sedi che hanno riattivato i progetti in modalità “mista” con 7.284 volontari (prima erano 2.167 sedi per 6.372 volontari).

Dati, questi riportati, che sembrerebbero evidenziare come, rispetto a un mese fa, la tendenza sia stata quella di rimodularsi maggiormente sui progetti originari, prediligendo una modalità prevalentemente “sul campo” o “mista”. Tutto ciò induce a pensare che, nel mese scorso, le attività svolte da remoto siano state per lo più di carattere formativo.

Come riportato dalla tabella di sintesi del Dipartimento, le attività maggiormente quotate in questo   contesto emergenziale sono state variegate: dal supporto ai comuni e ai centri operativi comunali di protezione civile, al sostegno al sistema scolastico, alla realizzazione di progetti educativi o culturali, ripensati alla luce delle nuove necessità dettate dall’emergenza fino ad attività di “welfare leggero”, ossia interventi dedicati all’assistenza alle persone anziane e ai soggetti più fragili in tutte le attività quotidiane.

Novità assoluta, nell’ambito del Servizio Civile, è risultata essere la flessibilità dimostrata nell’ambito del gemellaggio ad altro ente accreditato o istituzione. Sono infatti 1.495 i volontari impiegati in 537 sedi di organizzazioni, enti, e associazioni anche non iscritti all’albo del servizio civile universale.

Riguardo le risposte territoriali date dai volontari rispetto la riattivazione, le quali sono state rilevate già lo scorso 16 aprile dal Dipartimento, è stata riconfermata la tendenza secondo cui il sistema si è mosso unanime sull’intero territorio nazionale. Per quanto concerne le interruzioni, interessanti sono le risposte delle quattro regioni maggiormente colpite dall’emergenza, cioè: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. La regione Lombardia e la regione Emilia Romagna hanno nelle interruzioni un valore percentuale quasi doppio rispetto a quello dei volontari “riattivati”, la Regione Piemonte mantiene circa lo stesso peso percentuale per volontari in servizio e quelli in progetti “interrotti”, mentre per la Regione Veneto quello dei volontari in progetti “interrotti” è circa la metà dei “riattivati”.

Diversa è la situazione per i progetti all’estero e quelli relativi ai Corpi civili di pace – CCP che sono stati gestiti differentemente, grazie ad un raccordo operativo diretto tra Dipartimento e singolo ente. La maggior parte dei giovani impegnati in questi progetti sono stati costretti a rientrare in Italia a causa dell’emergenza e molti di loro proseguono l’attività nel nostro Paese nei progetti rivisitati dagli enti. In particolare, al 15 maggio, dei 537 operatori volontari impiegati in progetti all’estero, 233 svolgono servizio attivo, di cui 81 nei Paesi esteri di destinazione e 152 in Italia. Dei 233 operatori volontari, operano con procedura ordinaria 190 (di cui 81 all'estero), mentre 43 con procedura rimodulata (tutti in Italia). La riattivazione è avvenuta secondo le seguenti modalità: - "sul campo" per 30 volontari; - "da remoto" per 172 volontari; - "mista" per 31 volontari. Per i restanti volontari gli enti hanno optato per l’interruzione temporanea.

I dati si configurano in un quadro più ampio, comprendendo anche ai giovani impiegati nei Corpi civili di pace. Quest’ultimi, rientrati in Italia, sono stati impiegati in attività ad hoc, quali: focus groups, seminari di approfondimento su tematiche indicate dagli operatori CCP, raccolta dati sull’impatto che il progetto ha avuto nella realtà locale, schede di approfondimento e video sull’esperienza svolta.

Il Dipartimento continuerà a pubblicare aggiornamenti e a raccontare sui propri canali social, con l’hashtag #noirestiamoconvoi, le storie di volontari ed enti che portano avanti il servizio civile.

 

( Fonte articolo: DPGSCU - fonte foto: fondazione R.O.S.S)