Dal salento Marzia Quarta, giovane artista. I temi della sua ricerca attraversano il sociale, con allegria e senza retorica

di Anna Laudati

Giovane artista salentina, classe ’79 Marzia Quarta, vive e lavora a Monteroni, cittadina di quasi 14.000 abitanti situata nel cuore del salento a pochi chilometri da Lecce e dagli infuocati tramonti sul mar Ionio. Giovane talentuosa con all'attivo 3 mostre personali e una miriade di collettive in campo regionale e nazionale e con tanta strada ancora da fare. (Paola Pepe)

Marzia_Quarta

Una Laurea in Decorazione nel 2004, un Master in Interior Design quattro anni dopo. Nelle sue opere confluiscono la fotografia, pagine di riviste, rossetti, polistirolo, calze in nylon, lana, materiali di risulta, in particolare tappi in plastica, soldatini e carriarmati con i quali, oltre a progettare oggetti, allestisce spazi pubblici e privati. I temi della sua ricerca attraversano il sociale, con allegria e senza retorica.

Marzia, quando è nata la tua passione per l'arte?
Credo che la mia passione per l'arte sia nata in famiglia. Un parente che oggi non c'è più: un secondo cugino acquisito che era pittore, un grande pittore, Renato Centonze. Le sue opere mi hanno affascinata sin da bambina. Forse ero attratta dai colori vivaci delle sue tele, incuriosita dalla tecnica che utilizzava per stendere i colori o ammaliata dai suoni che producevano, sì, perchè le sue erano delle “tele musicali”, plurisensoriali, tattili, si potevano toccare, anzi, erano fatte apposta per essere toccate! E cosa c'è di più bello per un bambino quando gli è consentito toccare?! Erano superfici magiche, mi facevano sognare. Poi sicuramente avere un fratello maggiore che ama disegnare, dipingere, (disegnava benissimo lui! E io copiavo i suoi disegni e usavo i suoi colori), mi ha influenzato tantissimo.

A quattordici anni, a sorpresa di tutti, ho deciso di iscrivermi al Liceo Artistico.

Ma la svolta, o meglio la “vocazione” per l'arte, è arrivata all'età di 17 anni, durante un viaggio d'istruzione a Parigi. In quella meravigliosa città, dove si respirava arte allo stato puro, dopo aver visitato un'infinità di musei - il museo d'Orsay, de l'Orangerie, il Louvre - che mi avevano estasiata, arrivati al Centre Pompidou, ho avuto l'illuminazione! Ricordo bene che pur non “comprendendo” le opere che avevo di fronte, ne ero attratta, rapita, catturata, affascinata, incantata: l'Arte contemporanea mi aveva stregata!

Rientrata dal viaggio a Parigi, mi convinsi sempre di più che avrei proseguito gli studi artistici, iscrivendomi all'Accademia di Belle Arti. Ed eccomi ad oggi, con all'attivo 3 mostre personali e una miriade di collettive in campo regionale e nazionale e con tanta strada ancora da fare! 

Chi sono stati i tuoi maestri, i tuoi punti di riferimento?
Il mio maestro è stato Ghislan Mayaud, artista e poeta, attualmente docente in Decorazione presso l'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. E poi Angela Serafino, amica e critico d'arte, i miei amici artisti-filosofi. 

TappiTi occupi di fotografia, video e installazioni. Come scegli, di volta in volta, la “materia” per le tue opere? Mi spiego meglio: ti basi su un tema, lo progetti precedentemente o ti lasci trasportare dall’ispirazione del momento?
Così di primo acchito, risponderei che non scelgo, ma lascio che la materia scelga me e si serva delle mie mani e del mio ingegno per prender forma. In realtà un pò è così, un pò non lo è. Nel senso che a volte mi capita di pensare un'opera, progettarla e andare alla ricerca del materiale più consono per poterla sviluppare, altre volte mi capita ti trovarmi un materiale tra le mani e pensare solo alla forma, alla nuova veste da dargli. Kandisky ne Lo spirituale nell'arte scriveva che “un'opera d'arte nasce dall’artista in maniera mistica, enigmatica e misteriosa […]”  

L’opera d’arte: provocazione comunicativa o esperienza estetica?
Sicuramente esperienza estetica. Nel sistema dell’arte contemporanea pare ci sia  posto per tutto ma non per tutti. Sotto i riflettori delle grandi mostre, delle gallerie e dei grandi eventi, infatti, è facile accorgersi di come l’arte contemporanea sia diventata forma di comunicazione a tutti gli effetti.

Il panorama pugliese, offre situazioni che promuovono l’arte e la ricerca espressiva dei giovani?
Più che il “panorama pugliese”, a mio parere la città di Bari offre situazioni che promuovono l'arte e la ricerca espressiva dei giovani. Lo dimostrano il numero sempre crescente di gallerie, spazi espositivi, eventi, mostre e concorsi, tra tutti il Premio Lum.

Credi che vivere in una grande città sia un’opportunità per un aspirante artista?
Non credo che siano le dimensioni della città a dare un'opportunità ad un aspirante artista, se per opportunità si intende la possibilità di emergere ma piuttosto la considerazione su quanto la città sia “artisticamente” attiva, viva, operativa. 

Cosa ne pensi di tutte le chiacchiere sull'essere artista al giorno d'oggi? La pubblicità, le inaugurazioni, le pubbliche relazioni?
Credo che l'artista sia un operaio al servizio dell'arte, del resto non me ne importa nulla. Delle pubbliche relazioni ne farei volentieri a meno e alle inaugurazioni ci vado “se proprio devo”! 

Credi che la popolarità di un artista sia sempre sinonimo di talento?
Non sempre la popolarità di un artista è sinonimo di talento, oltre ad essere “bravo” credo che debba avere anche un pizzico di fortuna, per non dire anche “il canale giusto”.

Qual'è l'ultima mostra che hai visitato?
Bill Viola, al Museo di Capodimonte a Napoli.

Cosa farai da grande?
L'astronauta.