Roma. Federazione SCS/CNOS: Ricerca, orientamento, accompagnamento e inserimento per i rifugiati

di Anna Laudati

Sono questi i motori del progetto che si rivolge a 100 giovani dai 18 ai 30 anni di età: Lavorare per l’Autonomia, una strategia specifica per avviare i rifugiati al lavoro. Previsto per febbraio 2011 l’inserimento in ambito lavorativo. (Gerarda Pinto)

mano_nera_e_bianco Parte da Roma “LAVORARE PER L’AUTONOMIA”, il progetto della Federazione SCS/CNOS – Salesiani per il Sociale, co-finanziato dalla Fondazione Roma Terzo Settore, che si realizzerà in collaborazione con l’Opera Salesiana Sacro Cuore, l’Associazione CNOS-FAP Regione Lazio e le Missionarie di Cristo Risorto, e avente l’obiettivo di sviluppare una strategia specifica di avviamento al lavoro per giovani rifugiati.

La Federazione SCS/CNOS risponde a una delle più attuali emerge dei giovani rifugiati: lavorare per l’Autonomia, ossia l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani rifugiati tra i 18 e i 30 anni di età, costretti a vivere in una “casa” che non è la loro ma che lo deve diventare per cause di forza maggiore, costretti ad azzerare il loro passato e ricominciare una vita nuova.

Le difficoltà linguistiche, la scarsa rete di relazioni sociali, le diffidenze esistenti nei loro confronti, il mancato riconoscimento delle loro qualifiche e delle competenze pregresse rendono più aggrovigliata la strada che conduce all’integrazione.

Il posto migliore per favorire l’integrazione è sicuramente l’ambiente lavorativo, dove è necessario instaurare relazioni di collaborazione, coordinazione, reciproca assistenza e sostegno con i colleghi che possono appartenere a culture indigene e non. Bisogna, però, prima di tutto creare AUTONOMIA, ossia sviluppare la capacità del singolo di sapersi di gestire in maniera indipendente.

Ecco perché il cuore del progetto, che si rivolge a 100 giovani, consiste in molteplici fasi. Dalla mappatura dell’offerta lavorativa sul territorio della provincia di Roma, con lo scopo di identificare possibili sbocchi lavorativi, si passa poi all’orientamento, condotto da professionisti della materia, con l’obiettivo di individuare, in base alle capacità, conoscenze ed esperienze pregresse dei destinatari, i migliori percorsi formativi per una loro riqualificazione spendibile a livello lavorativo, ma soprattutto riconosciuta dal territorio nazionale.

Fase importante questa che lascia emergere l’anima del programma, il cui intento è quello di studiare un percorso formativo pensato ad hoc con il giovane, che parta dalle sue competenze e dai suoi interessi, che parta da lui. L’Accompagnamento, previsto per venti di loro, prevede l’inserimento in aziende o imprese, attraverso uno stage, che consentirà loro di imparare la professione e offrirà loro l’opportunità di entrare nel mondo del lavoro. L’inserimento in ambito lavorativo è il quarto e ultimo passo del progetto, che si concluderà a fine febbraio 2012.

Gli antagonisti di questo programma sono le Missionarie con il loro grande entusiasmo, i volontari grazie ai quali sarà possibile trasferire ai destinatari conoscenze linguistiche e informatiche, i professionisti con cui si svilupperanno i percorsi formativi personalizzati. Il progetto sperimentale “Lavorare per l’autonomia” ha una valida ambizione, ossia la volontà di trasformarlo in un modello ripetibile sul territorio nazionale ed è animato dalla speranza che non si tratti di una soluzione applicabile ad una zona circoscritta.

Ha la duplice funzione di indirizzare i rifugiati e promuovere un esempio di formazione utile per la gestione di un’emergenza sempre più diffusa. Un’associazione no profit che non si limita ad arginare un’emergenza ma la risolve, rispondendo alla crisi con un supporto per l’edificazione di un percorso personale autonomo.