Roma. “La citta’ dell’utopia”: un luogo dove tutto puo’ succedere

di Sara Pulvirenti

Un antico casale dove si fermò Giuseppe Garibaldi, divenuto ai primi del ‘900 una trattoria ed ora un luogo speciale dove persone di tutte le età e nazionalità mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie energie per favorire lo scambio culturale e l’approfondimento di tematiche sociali. Benvenuti alla Città dell’Utopia, progetto del Servizio Civile Internazionale, attivo a Roma dal 2004. Ce ne parla Lucia, la neo coordinatrice di questa realtà stupenda. (Sara Pulvirenti)

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Nel cuore del quartiere San Paolo a Roma, a pochi metri dalla metropolitana, troverete questo esperimento coraggioso portato avanti con passione dai volontari dello Sci, ormai da più di sette anni. Una collina verde, circondata da palazzoni, quasi a volere simboleggiare l’esistenza remota di un mondo che non c’è più. Incontro Lucia, neo coordinatrice di questa città a metà strada tra sogno e realtà. Gli occhi pieni di luce, il sorriso sempre pronto e tanta voglia di raccontarci questa realtà davvero particolare.

Lucia come potremmo definire in poche parole “La città dell’Utopia”?
E’ un progetto del Servizio Civile Internazionale, un vero e proprio laboratorio sociale e culturale che affronta i principali temi legati ad un nuovo modello di sviluppo locale e globale che sia equilibrato, sostenibile, giusto. Sono le stesse parole che troverete sulla home page del nostro sito www.lacittadellutopia.it (il sito è wiki, permette cioè l’aggiornamento da parte di diversi utenti, fedele all’idea di condivisione che portiamo avanti). L’ambizione del nostro progetto è infatti quello di unire azioni volte al potenziamento dello sviluppo locale con una dimensione più internazionale. Gli strumenti principali di questo processo sono due: la “creazione di opportunità”, ovvero la costruzione di contenitori, proposte e spazi che rendano possibile la partecipazione; e il “laboratorio”, ovvero un luogo aperto, flessibile, in movimento che sappia valorizzare e trasformare in azione le proposte ed i contributi individuali e di gruppo.

citta_dell_utopia_01Vogliamo stimolare nel cittadino una reazione forte e partecipe al contesto sociale e politico che ci circonda, attraverso modelli, pratiche e azioni alternative. In tal senso, l’esempio più forte negli ultimi anni è il percorso difficile ma esaltante per il coinvolgimento del quartiere in vista del referendum sull’Acqua Bene comune dello scorso giugno. Un dispiego di energie da parte di tutti gli attivisti del Casale che ha permesso di informare molti sull’importanza di questo importante appuntamento. Ci connota infatti un forte attivismo politico ma assolutamente non in senso partitico. 

Di cosa vi occupate?
La nostra organizzazione è basata sulla decisione partecipata e su lavori di gruppo, intesi come dei veri e propri laboratori: abbiamo il gruppo Giardino (prevede la gestione di un giardino comunitario e collettivo coinvolgendo tutti i cittadini di un quartiere e di una città), quello della Biosteria (un laboratorio di partecipazione e pratica sui consumi, sul cibo, sugli stili di vita ed un luogo di socializzazione per il quartiere San Paolo), la Mediateca, formato dagli attivisti più giovani che gravitano attorno al Casale e che quest’anno hanno portato avanti un progetto sul consumo critico, e il Gruppo d’Acquisto Solidale costituito nel 2008 e che ora conta circa 30/40 persone). Ma la Città è aperta a tutti: le associazioni ed i singoli con cui collaboriamo sia a livello locale che internazionale sono tantissime: dal Comitato Romana per l’Acqua Pubblica, Laboratorio 53, CRBM, il Movimento per la Decrescita Felice, Ruotalibera-Fiab, Connettivo terra/TERRA, un Ponte per…, Casetta Rossa, Amisnet, Crocevia, Rete di autocostruzione solare, solo per citare alcune realtà. E poi tanti corsi popolari ed eventi su temi ambientali, sul consumo critico, sugli stili di vita sostenibili o per il sostegno di azioni o campagne nazionali o internazionali, etc. 

citta_dell_utopia_04E del casale cosa puoi dirci?
Il casale è un edificio storico, con tutti ciò che questo comporta (autorizzazioni particolari, vincoli ed impedimenti). Si racconta che in questo edificio soggiornò Giuseppe Garibaldi. La stessa “leggenda” riguarda altri edifici simili a Roma: non si sa quale sia la realtà ma di certo questa storia ormai ci appartiene e offre un pizzico di mistero al casale. Quello che è certo è che l’edificio è stato fin dai primi del ‘900 una trattoria, la trattoria Volpi, dal nome di Augusto Volpi, in quegli anni si distinse per le sue attività di supporto ai movimenti anarchici ed antifascisti. Furono proprio queste sue posizioni che gli causarono problemi che lo ridussero sul lastrico, nonostante le diverse attività imprenditoriali che portava avanti. All’epoca si accedeva percorrendo un lungo viale alberato. Ora quel viale è divenuto una strada asfaltata circondata da palazzi a più piani. L’unica traccia della campagna è proprio la nostra collina. 

Quindi la “Città dell’Utopia” una vera e propria oasi nel caos cittadino. Ed i vicini come vivono la vostra presenza?
All’inizio forse c’è stata un po’ di diffidenza. Alcuni tendevano a vedere questo luogo come una sorta di centro sociale. Ma la qualità delle iniziative proposte, insieme al rispetto per il vicinato hanno permesso una buona integrazione e partecipazione del quartiere: ad esempio il Mercato contadino che si tiene nello spazio sotto il Casale ogni terzo sabato del mese organizzato in collaborazione con il connettivo TERRA/terra, è diventato un appuntamento fisso a San Paolo.  

 citta_dell_utopia_02Le attività che portate avanti sono tantissime, parlaci di una di queste.
La manifestazione che forse ottiene di anno in anno sempre più successo è il “Festival Internazionale della Zuppa” che ad aprile è arrivato alla quarta edizione. In realtà la manifestazione è nata nel 2001 a Lille, nel Nord della Francia, ma il cosiddetto "Fenomeno della Zuppa" si è allargato in breve tempo alla Germania, alla Spagna ed alla Repubblica Ceca, arrivando a Bologna nel 2004. Il Festival tenta di creare un momento di festa intorno ad un piatto ricco e popolare e conosciuto in tutto il mondo. I partecipanti si contendono l’ambito “mestolo d’oro”. Gli scopi che la Zuppa vuole esprimere attraverso l'iniziativa sono: L'aspetto culturale, sociale e umano del ritrovarsi a mangiare insieme, in strada; L'aspetto artistico degli zuppieri che si dedicano a miscelare, a creare e a donare; L'aspetto ludico, in cui si fondono le manifestazioni culturali e quotidiane di tutti i popoli; La gratuità da parte di coloro che cucinano e gareggiano ludicamente... L'apertura e la partecipazione di chiunque, a partire dal quartiere ospitante. Esiste ormai una rete dei Festival della Zuppa in Europa, coinvolgendo Lille, Barcelona e Bologna.  

Quali sono, se ci sono, le difficoltà che sta incontrando la Città?
La nostra filosofia è affrontare il presente con slancio, concentrandoci su tematiche generali senza focalizzarci troppo sui problemi “piccoli” della quotidianità. Al momento sono in corso dei lavori di rifacimento del tetto ma la nostra più grande preoccupazione riguarda di sicuro la riassegnazione del terreno e del casale: nel 2013 sapremo se potremo continuare a portare avanti il nostro operato oppure se la città dell’utopia dovrà necessariamente chiudere i battenti. In passato questo rischio è stato tangibile: in quel caso furono proprio gli abitanti del quartiere a starci vicino, insieme a tutti gli attivisti e volontari che da qui sono passati almeno una volta. Chi è venuto, di sicuro ritorna, conservando sempre nel cuore un ottimo ricordo. 

citta_dell_utopia_07E quindi che futuro immagini?
Bè, l’ambizione più grande è quella di “esportare” l’idea della Città dell’Utopia. Sarebbe straordinario creare una rete di Città dell’Utopia in Europa e nel mondo, permettendo così a diversi volontari di maturare un’esperienza di vita indimenticabile. 

Un’ultima domanda, per toglierci una piccola curiosità. Qual è stato il percorso che ti ha portato a coordinare la Città dell’Utopia?
Inaspettato e meraviglioso. Ho lavorato in Rai, anche nella redazione di Report. Specialmente collaborare alla realizzazione della nota trasmissione di Rai Tre della Gabanelli mi ha dato tanto, ma la pressione di quel periodo, la tensione e la rigidità di quel lavoro sono imparagonabili all’esperienza che sto vivendo ora. Qui alla Città mi sembra di vivere un sogno: incontro persone di tutti i tipi, tutte disponibili a mettersi in gioco, a collaborare con noi o semplicemente a chiedere chi siamo e cosa facciamo. Una soddisfazione continua!  

Mentre facciamo un piccolo tour del casale, incontriamo Alekos, maglietta bianca, occhiali, barba e pizzetto, volontario greco da qualche mese ospite della Città. Dopo le presentazioni di rito, la domanda è immancabile: ma come sei arrivato qui a Roma dalla Grecia? La sua risposta non lascia dubbi: “avevo intenzione di fare un’esperienza di servizio civile internazionale, ho cominciato a farmi un’idea sul web e per caso sono arrivata a leggere della Città dell’Utopia. Una volta conosciuti i dettagli, non ho avuto dubbi: dovevo andare lì ed ora eccomi qua, entusiasta come la prima volta che ho letto della Città!” 

Saluto tutti e percorro il vialetto d’ingresso, lasciandomi alle spalle un posto unico, fatto di vasche da bagno arcobaleno divenute fioriere, di bulbi sovversivi romani ma soprattutto di tanta voglia di fare. Una vera officina di idee, a metà strada tra città e campagna, tra passato e futuro, tra reale ed utopia…

(foto in alto: magazineroma.it)