Giornata nazionale contro la pedofilia: giù le mani dai bambini

di Ornella Esposito

Il 5 Maggio si è celebrata la IV Giornata Nazionale contro la Pedofilia. Per aiutare le piccole vittime, bisogna anzitutto rompere il muro del silenzio. Intervista alla dott.ssa Marianna Giordano del Coordinamento Italiano servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia, da vent’anni impegnato sul fronte della lotta alla pedofilia. (Ornella Esposito)

images_non_parlare In occasione della IV Giornata Nazionale contro la pedofilia promossa dalla Fondazione Luca Barbareschi, sabato 5 Maggio è stato presentato presso la Camera dei Deputati un video, realizzato dalla stessa Fondazione, sul tema della prevenzione agli abusi sessuali ai minori. La ricorrenza è stata anche un’importante occasione per la senatrice Giuliana Carlino, capogruppo Idv in commissione bicamerale infanzia, per chiedere di accelerare la ratifica della Convenzione di Lanzarote approvata dal Consiglio d’Europa (proprio sul contrasto alla pedofilia e pedopornografia).

In Italia il fenomeno della pedofilia è sottostimato. Secondo Telefono Azzurro i  492 atti sessuali in danno ai minori, riferiti dall’Istat e relativi al 2009, sono molti di più. Nel nostro paese le denunce sono ancora poche. Per combattere questo orrendo crimine, commesso sempre più spesso attraverso la rete, è necessario anzitutto abbattere il muro del silenzio e, come ha dichiarato il Guardasigilli Paola Severino, fare fronte comune e puntare alla prevenzione.

Ne parliamo con la dott.ssa Marianna Giordano, referente del CISMAI, organizzazione nota per il suo strenuo impegno nella lotta alla pedofilia.

images_abusi_minoriGli abusi sessuali ai bambini si consumano spesso nel silenzio. Rompere il silenzio è fondamentale. Cosa bisogna fare per rompere il silenzio?
Per rompere il silenzio è necessario un orecchio che ascolta: è una sfida impegnativa perché l’abuso si regge molto sulla confusione, sulla vergogna e sulla paura dei bambini di non essere creduti o di essere addirittura colpevoli. Più che sulla difficoltà dei bambini di comunicare,comunque, il silenzio è dovuto all’assenza di disponibilità degli adulti di ascoltare e guardare l’abuso sessuale.
C’è parallelamente un piano culturale più ampio da sviluppare che è centrato sull’amaro riconoscimento che l’abuso sessuale perpetrato dagli adulti sui bambini esiste. Per rompere il silenzio è quindi necessario rilanciare un movimento culturale che con onestà guardi quello che accade dentro e fuori le famiglie.
Il Coordinamento italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia (CISMAI), è impegnato con una rete di professionisti appartenenti ai servizi pubblici e al terzo settore, nel  sostenere la diffusione dell’attenzione all’infanzia e nella tutela attraverso il riconoscimento precoce (prevenzione) degli abusi e l’attivazione di percorsi di tutela e cura.

Le prime reazioni dinanzi all'abuso sessuale sono di incredulità, del tipo "non è possibile" e, rivolto ai bambini, "ma stai dicendo la verità o una bugia"?. I bambini non sono creduti. Perchè? E quali sono i danni?
Si parla tanto di violenza all’infanzia, eppure, salvo davanti a casi estremi,  continuiamo ancora ad essere ciechi ed a sottovalutare la diffusione e la gravità del problema.
Il contatto con gli abusi subiti dai bambini, soprattutto quando collegati alle relazioni familiari, ci mette in crisi come adulti per cui  spesso  prevalgono in ciascuno di noi,  comuni cittadini e addetti ai lavori, atteggiamenti che tendono a non farci vedere. A volte minimizziamo o banalizziamo ciò che accade, mentre altre volte, accecati da una idea “mitica” della famiglia, siamo increduli  e dubitiamo di ciò che i bambini ci dicono.
A volte per i bambini la ferita maggiore è prodotta proprio dal fatto di non essere creduti da coloro a cui si sono rivolti e ciò fa maturare in loro un ulteriore senso di sfiducia, rabbia ed impotenza che corrode il senso di integrità interiore.
Insieme è possibile però “mettere gli occhiali” che aiutino a riconoscere ciò che accade anche accanto a noi, e quindi poter proteggere i bambini.

Come si può aiutare un bambino vittima di un pedofilo?
Innanzitutto con l’ascolto attento: è importante non fare un’indagine, non sommergere il bambino di domande, ma accogliere quanto racconta,  comunicare un senso di accoglienza e di fiducia. Parallelamente è importante rivolgersi a persone e servizi competenti.
E’ importante sviluppare fiducia sulla possibilità, insieme, di proteggere il bambino, senza restare prigionieri di complicità e segreti.

Un cittadino che viene a conoscenza di questo orribile reato, cosa può e deve fare?
E’ essenziale rompere il silenzio anche solo quando vi è una preoccupazione: non tocca a noi stabilire se c’è un reato ma a  ciascuno di noi tocca l’ascolto attento, e il coinvolgimento  di servizi sociali e sanitari del territorio e delle istituzioni giudiziarie.