World Forum for Child Welfare, l’Assessore Russo “La convenzione ONU è la bibbia di chi amministra il delicato settore delle politiche sociali”

di Ornella Esposito

Intervista all’Assessore regionale Ermanno Russo sull’evento internazionale per il benessere del bambino a Napoli. (Ornella Esposito)

Assessore_Ermanno_Russo_Assistenza_sociale_-Demanio_e_Patrimonio All’indomani della Giornata mondiale dei diritti dei bambini, che festeggia la Convenzione ONU del 1989, a Napoli avrà luogo dal 26 al 29 novembre presso la stazione Marittima, il summit mondiale sul benessere dell’infanzia e della famiglia.

Fortemente voluto dal governo regionale, il World Forum for Child Welfare (IFCW) è quanto mai necessario in un momento di forte crisi in cui i diritti dell’infanzia sono gravemente a rischio.

ServizioCivileMagazine, che seguirà l’evento in qualità di media partner, ha intervistato l’Assessore regionale all’Assistenza Sociale dottor Ermanno Russo.

Assessore Russo, l'evento del World Forum for Child Welfare è stato fortemente voluto dal suo assessorato. Un'occasione importante per la Regione Campania?
«Abbiamo raccolto l’invito di Matilda Raffa Cuomo e Sergio Cuomo, rispettivamente presidente onorario e presidente di Mentoring Usa/Italia onlus, che hanno spinto lo scorso anno a Melbourne per la candidatura di Napoli quale città dove tenere la 23esima edizione del Forum internazionale sul benessere del bambino. Una candidatura che, grazie anche alla collaborazione con la Curia di Napoli e con il Consolato americano, ha vinto la concorrenza di Bari e Palermo, facendo riguadagnare al capoluogo campano una centralità negli ultimi anni persa».

Il tema del forum è "La famiglia, l'infanzia e l'educazione al centro delle nuove sfide: scenari globali, migrazioni e cittadinanza attiva".  Quali sono le sfide che le politiche in favore dell'infanzia e delle famiglie della Regione Campania stanno affrontando in questo difficilissimo momento?
«L’obiettivo fondamentale è il benessere psicofisico del bambino e del minore. Perché ciò accada v’è la necessità che le infrastrutture sociali (asili nido, micro-nidi, centri polifunzionali, strutture aggreganti per giovani) funzionino sul territorio e, allo stesso modo, si avverte l’esigenza che anche specifiche politiche di inclusione funzionino e diano i risultati sperati. Come Amministrazione abbiamo avviato già da due anni una strategia di interventi per rilanciare entrambi i filoni, infrastrutture ed inclusione, mettendo insieme le poche risorse che ci sono e finalizzandole attraverso un programma operativo di azioni di sistema basato soprattutto su fondi europei che si chiama ‘Piano per la governance dei servizi alla persona».

L'IFCW, fortemente voluto dal governo regionale, lavora per la piena attuazione della convenzione ONU su i diritti del fanciullo. Recentemente importanti organizzazioni a tutela dell'infanzia quali Save the Children, Terre des Homme, Cismai, Pipidda, Unicef Italia, hanno diffuso un comunicato in cui chiedono alla Regione Campania "un impegno concreto nell'attuazione delle leggi in linea con la Convezione ONU, finanziando servizi per la crescita e tutela dei minori".  Ci può spiegare questa contraddizione?
«Non c’è alcuna contraddizione. La Campania è stretta in una morsa che non ha precedenti, creata da un lato dall’azzeramento dei trasferimenti statali in materia di welfare dei servizi e dall’altro dai tetti del patto di stabilità interno.
Ho avuto modo di spiegare  le azioni che la Regione ha messo, sta mettendo e metterà in campo per i minori.
Per rilanciare la programmazione regionale siamo partiti dalle risorse assegnate e non rendicontate agli Ambiti sociali, abbiamo, dove necessario, inviato commissari ad acta nei Comuni non in grado di gestire il sistema dei servizi sociali, così come abbiamo compiuto ogni sforzo per qualificare la spesa sociale.
La convenzione ONU è la bibbia di chi amministra il delicato settore delle politiche sociali, e noi tutti siamo tenuti a rispettarla. Tuttavia c’è da contestualizzare e da considerare il delicato momento storico che Napoli e la Campania stanno attraversando in fatto di servizi sociali, con lacune storiche che oggi si acuiscono e che prescindono anche dalla buona volontà della Regione e dagli sforzi messi in campo.
Il problema ad esempio dei mancato pagamento degli operatori è in parte dentro al meccanismo del cronologico dei Comuni, la Regione non c’entra. Anche qui, però, quando c’è stato da protestare con il Governo, il sottoscritto non si è tirato indietro, chiedendo a gran voce, ad esempio, insieme all’assessore al Comune di Napoli Sergio D’Angelo, che i servizi sociali ed in particolari quelli per bambini e minori fossero classificati, cosa che oggi non avviene, come servizi indispensabili. Così come nella mia qualità di assessore non ho firmato l’intesa con il Governo a Roma per il riparto del Fondo Nazionale Politiche Sociali, che assegnava per i servizi sociali appena 20 centesimi ad ogni campano. Sono tutte azioni propedeutiche al rispetto della convenzione ONU.
Ciò che invece c’è ed è innegabile è un disagio che tutti quanti noi amministratori avvertiamo sui territori e che stiamo cercando, ciascuno per la sua parte, di arginare.
Come Regione stiamo cercando di sopperire alla carenza di fondi investendo risorse europee, di cui – questo lo posso assicurare – non perderemo un solo euro. Per infanzia e minori abbiamo già speso a vario titolo 10 milioni di euro e contiamo di giungere presto a quota 40 milioni».