World Forum for Child Welfare: intervista a Vito Giacalone

di Ornella Esposito

L’associazione Mentoring USA-Italia, promotrice del summit internazionale, combatte l’abbandono scolastico attraverso il mentoring. Intervista a Vito Giacalone. (Ornella Esposito)

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Ragazzi che abbandonano la scuola, molti, troppi, in ogni parte del mondo. L’associazione Mentoring USA-Italia, nata per volontà di Matilda Raffa Cuomo madre di Andrew, attuale governatore dello stato di New York, ha come mission quella di contrastare il dilagante fenomeno dell’abbandono scolastico. Lo fa creando opportunità di crescita ai ragazzi attraverso la figura del mentor, una figura adulta che, nel quotidiano, in modo informale, trasmette la sua esperienza al mentee, il minore.

ServizioCivileMagazine ha intervistato Vito Giacalone, responsabile nazionale alla formazione e supervisione dei Programmi Mentoring USA/Italia.

Mentoring USA/Italia è impegnata da tempo contro l'abbandono scolastico, fenomeno che in Campania assume la forma di una vera e propria piaga sociale. Quali sono gli obiettivi della vostra organizzazione?
Noi crediamo che per aiutare i ragazzi ad avere un maggior rispetto dello studio e comprenderne il valore bisogna lavorare molto sul confronto. Il nostro lavoro quindi non è solo di aiutare i ragazzi che vivono il disagio, che non è necessariamente legato a difficoltà economiche visto che per esempio lavoriamo a Roma assistendo figli di liberi professionisti.
Quello che vogliamo fare è aiutare questi ragazzi a comprendere che nella vita ci sono solo ed esclusivamente opportunità, non le difficoltà o le frustrazioni. Lo facciamo attraverso la crescita personale. L’unico modo per crescere non è solo mettere davanti a loro un libero , ma lavorare con loro sul versante della motivazione.

Uno dei punti peculiari del vostro lavoro è il metodo “one-to-one. Ci spiega in che consiste?
Nel 1986 Mario Cuomo era Governatore dello Stato di New York. In quell’occasione chiese alla moglie Matilda, una professoressa, di verificare come affrontare un problema enorme dello stato di New York, ossia quello dell’abbandono scolastico.
Lei immagini che la realtà americana è una realtà molto complessa. Basti pensare che c’è un 20%di analfabeti, di gente che secondo la propria nazionalità a casa secondo il proprio ceppo linguistico , e non la lingua inglese.
Doveva essere un intervento chiaramente costoso perché gli interventi sociali, di gruppo, non hanno la stessa efficacia di un intervento one-to-one. Pensarono quindi di cogliere l’opportunità di coinvolgere la società civile.

Chi sono i mentori?
Sono esattamente questo, risorse della comunità,che offrono dl tempo a vantaggio di questi ragazzi. Immagina cosa può significare per un ragazzo, che crede che chi ha avuto successo è sempre andato bene a scuola, apprendere le difficoltà che ha incontrato una persona adulta nel raggiungere una laurea. Significa, di fatto, rivoluzionare i problemi.
Il nostro modello, un mentore per un “mentee”, che è stato introdotto in Italia nel 1997/1998 grazie all’organizzazione guidata da Sergio Cuomo, è quello di aiutare i ragazzi a vivere la relazione umana come una relazione di scambio e di confronto.
Il mentore non è una persona più grande che aiuta una più piccola ma una persona che ha un’esperienza diversa, semplicemente.
Oggi noi abbiamo una grande opportunità che è quella di permettere ai bambini, ai ragazzi, non di diventare grandi, di essere i cittadini del futuro, ma di essere quello che sono oggi perché non c’è una persona da far crescere ma una persona che va aiutata ad essere quella che è adesso. In quel momento, hic et nunc.