“Giochi senza barriere”: un modello per la politica

di Francesco Cannone

Si è svolta, presso la Villa Comunale di Napoli, l'VIII edizione della festa-manifestazione per i bambini disabili, nel segno di un sogno: veder riconosciuto il loro diritto a esistere e a vivere una vita normale. (Francesco Cannone)

giochi_senza_barriere Napoli – 12 giugno, ore 10-21 no stop.

La Villa Comunale abbraccia per l'ottavo anno consecutivo il 1° maggio dei disabili: la manifestazione “Giochi senza Barriere”, organizzata annualmente dall'associazione “Tutti a scuola onlus” e nata dalla volontà dei genitori di regalare ai propri figli disabili una magnifica festa (densa di significati), visto che a quelle dei loro compagni di classe non venivano invitati quasi mai e che per loro nella vita sociale altra festa non c'era.

“Ma le cose stanno cambiando da qui, proprio da Napoli”, dichiara con la solita passionale energia e con tanta speranza negli occhi e nella voce Toni Nocchetti, presidente dell'associazione, in un'intervista a SCMagazine, sprizzando tutta la sua inesauribile forza d'animo: “lo spirito è lo stesso delle precedenti edizioni, ma quest'anno abbiamo triplicato i numeri: circa 35.000 visitatori, 3.500 pasti distribuiti, 450 volontari, 60 associazioni intervenute. Ci sono anche 6 parrocchie che concelebrano la Messa: vuol dire che un pezzo della Chiesa napoletana ha sentito il preciso bisogno di esserci”, di distanziarsi da chi frequentemente, nella Chiesa stessa, i disabili li esclude. Anche sul fronte istituzioni (solo e soltanto locali) qualcosa sembra muoversi: l'11 ottobre il Comune di Napoli ha scelto di aderire ai principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e di costituire un Ufficio per l'inclusione sociale delle stesse (“Siamo contenti che esista in questa città un vento di speranza, sentiamo la vicinanza di de Magistris, che è solo affettiva. I grazie vanno rivolti a tutte le mamme, ai papà, alle associazioni, Unitalsi in primis, che hanno consentito quest'oggi”), mentre la Regione Campania ha da poco previsto, con una legge ad hoc di riordino del welfare,  l'istituzione di un fondo per i non autosufficienti (“Ovviamente troppo poco, ma è un segnale di speranza”). A livello politico-istituzionale, “vorrei che trovassimo una sintesi, noi di Tutti a scuola possiamo essere il lievito di questa sintesi”, se orientata alla definizione e attuazione di vere politiche d'inclusione. “Ma in Italia la situazione è bloccata dal Governo nazionale. La politica ha bisogno di scelte nazionali, Comune e Regione non hanno un euro, l'unica ad avere una qualche disponibilità è la Provincia, sulla quale preferisco non esprimermi. Questo governo ha ripreso la linea finanziaria e politica di quello precedente, che già aveva ridotto al lumicino le risorse destinate alla disabilità e alle politiche sociali e non aveva mai voluto la patrimoniale. In queste condizioni qualsiasi processo d'integrazione è vanificato in origine. Facciano la patrimoniale, contrastino seriamente evasione, corruzione e conflitti d'interesse, taglino gli sprechi e i costi della politica, cambino la legge elettorale. Rispetto a questa politica in ritardo dobbiamo cercare un punto di rottura, non possiamo che porci in un rapporto di forza, strappare gli spazi che non ci danno. Abbiamo una sola possibilità: esprimere una nuova forza politica che dia un calcio in culo (non violento) alla odierna classe dirigente. Una prima rivoluzione sarebbe già nel rinnovamento della classe politica.”

“La politica condanna i disabili a non avere una vita” recita uno dei tanti manifesti sparsi per la villa. Tutt'insieme ricostruiscono perfettamente il campo ideale e d'azione dell'associazione.

“Perché è più facile ridurre le indennità di accompagnamento invece di diminuire gli stipendi e il numero dei parlamentari? ”.

“Perché se mancano i soldi non li esigete da chi è ricco? Si chiama patrimoniale! ” .

“In nome della politica italiana, io ti condanno:

-       ti condanno a non avere insegnanti di sostegno

-       ti condanno alla mancanza di continuità didattica

-       ti condanno ad avere dirigenti scolastici e insegnanti incompetenti e non aggiornati

-       ti condanno alle barriere architettoniche che t'impediscono di frequentare la scuola

-       ti condanno a non avere l'assistenza igienica di cui avresti bisogno

-       ti condanno all'assistenza di struttura in cui crescere e vivere

-       infine, in nome della politica italiana, ti condanno ad essere dimenticato.” .

“Mio figlio non ha diritto a vivere, come farò io mamma a morire? ” .

“Per i disabili quale sarà il prossimo taglio?” è chiesto da un altro manifesto che poggia stavolta su una vera e propria ghigliottina alta diversi metri, mezzo ottimale per la soluzione finale della “macelleria sociale” che la politica starebbe realizzando nei loro confronti.

Nero su bianco anche l'impegno profuso per l'integrazione scolastica: “L'abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro la scuola non è più scuola. E' un ospedale che cura i sani e respinge i malati... (“Lettera a una professoressa”, Scuola di Barbiana) ” .

In fin dei conti, Tutti a scuola non chiede altro che l'attuazione del disegno dei nostri padri costituenti (con particolare riferimento agli art. 3 e 38), che vedeva lo Stato democratico come una forma essenziale e fondamentale di solidarietà umana, capace di garantire dignità e diritti a tutti i suoi cittadini.

Eppure, per i disabili il discorso sembra non valere. Ma almeno qui, oggi, in occasione di “Giochi senza barriere”, resiste visibilissima una solidarietà umana pura, spontanea, viva, piena, intensa, partecipata e partecipe: quella dei tanti volontari in maglia arancione che accompagnano i disabili per tutta la Villa tra musica, spettacolo, sport e animazione (gli spazi allestiti sono tanti: teatro, ponies e carrozza, giochi gonfiabili, pallavolo, basket, calcetto, laboratori di ceramica e pittura, ecc.), facendoli sentire “diversamente formidabili”, semplicemente perché integrati, aggregati, anche se solo momentaneamente. Si strappano accennati ma intensi sorrisi, sguardi sospesi eppure carichi, gesti deboli e forti al contempo. Ci si riempie tristemente di gioia: è un giorno soltanto. Ma resta la speranza.