MU14. L’isola che non c’è

di Ivana Vacca

Ci vorrebbe almeno uno spazio per le esperienze, le abilità, le aspirazioni dell’adolescenza, soprattutto quando questa dissente ed ha molto da raccontare. (Ivana Vacca)

mu14_1Carloo! Oh Carloo! Carlo, come stai?  - Bene grazie. E tu Genny? - Così, così.. - Come così, così? - Bé sai, in questo caso non è un modo di dire, ma una mia maniera di metabolizzare il mio stato d’animo. -Ti capisco. - Grazie. - Sono contento che tu stai bene. - Guarda che io sto come te, solo che metabolizzo in modo diverso. - Spiegati Carlo, ti ascolto. - Vedi, ogni tanto faccio una camminata qui, nel centro storico di Villaricca, in piazza Maione, qua e là, per incontrare qualche amico, per sapere le ultime novità. Come puoi costatare, cogli solo solitudine. Sono arrabbiato perché persino il centro storico de L’Aquila, distrutto dal terremoto, è più movimentato di questo posto dove sfortunatamente viviamo. Lo sai Genny che la prima cosa che sono riusciti ad aprire nel centro storico terremotato, per riportare la vita, è stata il Museo di Arti Contemporanee? - Grande! Non lo sapevo e neppure l’avrei indovinato. - Perché hai perso l’abitudine a pensare in positivo, a vedere lontano, ti stai conformando ai nostri “vecchi” che hanno perso la voglia di lottare, di affermare e chiedere i propri diritti. Genny qui non c’è niente, non vogliono darci niente”.

Carlo e Genny, due ex alunni della scuola media statale “Giancarlo Siani” di Villaricca, nonostante siano giovani conoscono bene il contesto in cui vivono, sono attenti, si guardano intorno e rivolgono lo sguardo anche oltre. Riescono a capire la condizione per cui un cammino seppur difficile e tortuoso si rende necessario all’arte come alla vita. Quello che vorrebbero è un luogo in cui incontrarsi e potersi esprimere, lasciandosi alle spalle la desolazione di una realtà difficile da amministrare. E’ così che un incontro casuale tra due giovani rende nuovamente necessario un pubblico dibattito.

mu14_2Progettualità e appartenenza le eterne assenti. Manca tra gli attori culturali locali una fecondazione incrociata capace di attrarre una progettualità di lungo periodo; manca la partecipazione e la consapevolezza, da parte dei cittadini, dell’appartenenza ad una comunità. L’ago della bilancia è nelle mani dei nostri giovani, i quali chiedono a gran voce spazi adeguati alle loro aspirazioni e di poter acquisire quel “sapere”, quel “saper fare” e quel “saper essere” che tanto gli verrà propinato quando gli si parlerà di formazione dell’individuo adatta al nuovo mondo del lavoro. Il cambiamento può e deve compiersi attraverso un diritto inalienabile sancito dai trattati internazionali e inserito tra i principi fondamentali della Costituzione: il diritto alla cultura. Un diritto di cui si può godere pienamente solo se si realizza la “cittadinanza attiva”. Se non si supera la falsa opinione secondo cui “di cultura non si vive”, si priverà la società di un fondamentale impulso per il suo sviluppo economico e sociale, prima che culturale. Ma questa convinzione deve essere demolita a partire dalle istituzioni, dai soggetti decisori delle pubbliche amministrazioni e degli enti locali. Non sono necessari grandi finanziamenti ma sono le idee e la volontà di realizzarle a fare la differenza.

Indicativa è l’assegnazione, lo scorso 15 luglio, del prestigioso riconoscimento intitolato alla memoria dell’archeologo fiorentino Riccardo Francovich al Museo Biddas, come miglior museo italiano inerente il patrimonio archeologico di età medievale. Il Biddas, curato dall'Amministrazione comunale e dal professor Marco Milanese dell'Università di Sassari, è stato allestito nel settecentesco Palazzo Baronale di Sorso ed è il primo in Italia dedicato al tema dell'abbandono dei centri abitati. Un museo anticonvenzionale e straordinario per il suo alto valore scientifico e didattico. Immaginato dalla parte dei visitatori, in particolare dei bambini. Una grande idea concretizzatasi con risorse limitatissime, molta tenacia e una buona campagna di comunicazione.

Dall’esempio del Museo Biddas di Sorso a quello di Giffoni Film Festival, ecco come un’idea può diventare occasione d’emancipazione sociale per i giovani e di riprogettazione identitaria per il territorio che la ospita. A questo filone potrebbe ricollegarsi la concretizzazione del progetto Museounder14 artecontemporanea ideato dal prof. Giuseppe Panariello, per ora museo virtuale e itinerante, ma alla ricerca di una adeguata sede stabile. L’importante è non accorgersi solo troppo tardi di come la mancata realizzazione e apertura del MU14 rappresenterebbe un impoverimento per la collettività. Considerando la replicabilità del modello MU14, il quale dalla provincia nord di Napoli potrebbe propagarsi su scala nazionale e internazionale, ci si rende conto che esso può non solo dare identità ad un territorio, ma anche, e soprattutto, un presente e un futuro diversi ai giovani, i quali potranno finalmente avere la loro isola felice.

(foto: Ivana Vacca)

 

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